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Il flop

Carenza medici, neanche gli stranieri vogliono lavorare nella sanità in Sicilia

mercoledì 31 Gennaio 2024
Giovanna Volo

Doveva “garantire il diritto alla salute“, ma è stato un flop.

La Regione Siciliana per far fronte alle carenze di personale del sistema sanitario, lo scorso novembre, tramite l’assessorato regionale alla Salute, aveva pubblicato un bando “aperto” (cioè senza scadenza) rivolto ai medici sia di Paesi dell’Unione europea che di provenienza extracomunitaria.

Però, per coprire i vuoti di organico che esistono in Sicilia, a partecipare all’avviso sono stati circa 50 stranieri. Il fabbisogno di personale nell’Isola ammonta a 1.494 unità.

Nello specifico mancavano:

  • nelle Asp 174 medici ad Agrigento, 154 a Caltanissetta, 159 a Catania, 116 ad Enna, 169 a Messina, 210 a Palermo, 96 a Ragusa, 87 a Siracusa e 201 a Trapani;
  • nelle aziende ospedaliere la carenza è di 57 medici al Policlinico di Catania, a Messina 15 all’ospedale Papardo e 17 al Policlinico, a Palermo 33 all’ospedale Cervello e 6 all’Arnas Civico.

Per quanto riguarda la suddivisione per discipline:

  • 127 specialisti in Cardiologia, 92 in Chirurgia generale, 39 in Gastroenterologia, 94 in Ginecologia e ostetricia, 302 in Emergenza-urgenza, 152 in Medicina interna, 52 Neurologia con stroke, 93 in Ortopedia e traumatologia, 31 in Pediatria, 324 in Anestesia e rianimazione, 144 in Psichiatria e 44 in Urologia.

Il Flop

“I medici stranieri non vogliono venire in Sicilia sia per questioni di carattere economico che di carattere organizzativo”. A dichiararlo è Francesco Lucchesi della segreteria regionale della Cgil.

Francesco Lucchesi Cgil

“All’estero c’è una alta competitività dal punto di vista economico. Ad esempio a Dubai ti pagano il triplo con la metà delle ore o quasi – prosegue -. In merito allo stato organizzativo, le strutture sanitarie siciliane sono disastrose per la gran maggioranza con attrezzature antiquate, con condizioni di lavoro massacranti ed a dirlo sono gli ultimi report di Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) e della Fondazione Gimbe. Difatti, il numero dei medici e degli infermieri è inferiore alla media nazionale e la spesa sanitaria extraregionale è di circa 170 milioni di euro l’anno. Non parliamo poi dell’insoddisfazione dell’utenza che è circa del 90%. Notevolmente sopra la media delle altre Regioni. Un medico, quindi, oltre al fattore economico valuta tutti queste criticità che indicano, ovviamente, che qualcosa non funziona”.

Le possibilità

“Non riusciamo ad attirare risorse umane, ma gli strumenti ci sono, bisogna avere la volontà di fare qualcosa anche se, ad esempio, in Finanziaria l’assessore Volo aveva comunicato che avrebbe stanziato un fondo di 20 milioni euro per i medici che decidevano di operare in ospedali di periferia. Questo fondo poi, però, è stato tagliato a soli 10 milioni di euro – evidenzia -. Inoltre, sempre con la Finanziaria, è stata prevista, al netto del giudizio della Corte dei conti, la possibilità di nuove assunzioni con l’ampliamento del 15% dei tetti di spesa delle varie Asp. La manovra è stata approvata e allo stato attuale è legge – conclude -. Quindi i nuovi manager della sanità potrebbero intervenire sulla sfera economica della struttura ed avranno l’onere e l’onore, con le risorse a disposizione, di capire come incentivare i medici ad aderire ai bandi per coprire i posti mancanti, sia italiani che stranieri”. 

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