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sette misure cautelari

Agrigento, comunità disabili psichici usata come “piazza di spaccio”: la scoperta a Favara

mercoledì 19 Ottobre 2022
foto d'archivio
Avrebbero spacciato stupefacenti all’interno di una comunità alloggio per disabili psichici di Favara. I carabinieri stanno eseguendo sette misure cautelari, firmate dal gip del tribunale di Agrigento Stefano Zammuto, su richiesta del procuratore capo, facente funzioni, Salvatore Vella.

Per due indagati – un quarantenne e un cinquantenne originari di Agrigento – è stata disposta la custodia cautelare in carcere, per altri due – un 24enne originario di Agrigento e un 47enne di Palermo – è stato disposto l’obbligo di dimora ad Agrigento. Ed ancora, per altri due indagati – un quarantenne di Favara e l’altro originario della Germania – è stato disposto il divieto di dimora in provincia di Agrigento e infine per un sessantenne di Favara è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.


“L’indagine è stata avviata nel novembre del 2020 dopo diverse segnalazioni, tra cui quella di una donna, ospite della struttura, che aveva denunciato – ha ricostruito la Procura della Repubblica di Agrigento – di aver subito minacce e violenze sessuali reiterate come corrispettivo nella compravendita della sostanza stupefacente”. Sono state avviate intercettazioni telefoniche e riprese video che hanno consentito di definire quella che è stata definita, dagli inquirenti, come una strutturata “piazza di spaccio”. E’ venuta alla luce infatti una fiorente attività di spaccio all’interno della comunità alloggio per disabili psichici di Favara.

 

L’inchiesta antidroga della Procura di Agrigento – denominata “Dark community” – ha “permesso di accertare come gli indagati rifornissero di stupefacenti gli ospiti della struttura con problematiche di tossicodipendenza o di natura psichica, con la compiacenza e in alcuni casi la correità – scrive il procuratore capo di Agrigento, facente funzioni, Salvatore Vella – di responsabili e dipendenti della comunità“. Questi ultimi avrebbero assecondato le richieste di stupefacente da parte dei degenti, provvedendo direttamente a reperire lo stupefacente. “Tra i protagonisti delle dinamiche di spaccio vi era anche un indagato, Carmelo Cusumano, – prosegue la ricostruzione del procuratore Vella – già sottoposto alla detenzione domiciliare nella comunità che, con la correità di un familiare, introduceva nella struttura una quantità consistente di hashish e poi spacciava agli altri degenti”.

L’inchiesta ha permesso di accertare numerosi episodi di abusi e maltrattamenti posti in essere da dirigenti ed operatori della comunità, mediante minacce o vere e proprie aggressioni fisiche in danno dei pazienti ogni qualvolta lamentavano carenze o disservizi.

 

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