Divieto di avvicinamento alla persona offesa, ma anche divieto di comunicare con la vittima e applicazione del braccialetto elettronico. Lo ha disposto il gip del tribunale di Agrigento dopo la tempestiva richiesta della Procura, con a capo il reggente Salvatore Vella, a carico di S. R., indagato per atti persecutori in danno di una agrigentina, titolare di un locale, che da anni viene perseguitata e minacciata dall’uomo e che di recente è stato prosciolto e scarcerato per vizio di mente.
La misura è stata già eseguita dai poliziotti della sezione Volanti della Questura. E qualora dovesse venire violata, l’uomo tornerà in carcere.
Da 8 anni è vittima di “violenze psicologiche e morali, nonché di danni – aveva scritto, giovedì scorso, la stessa agrigentina sui social – . Dopo 3 anni di carcere preventivo, innumerevoli provvedimenti restrittivi e tante, ma davvero così tante vicende sconcertanti, il mio stalker è stato assolto per incapacità di intendere e di volere e quindi è libero. Libero di dedicarsi a questa nuova attività: quella di rubare le mie foto, aprire profili falsi e chiedere il contatto alle persone vicine a me”.
La donna, con il post, metteva in guardia tutti i suoi conoscenti affinché non accettassero l’amicizia di chi eventualmente la chiede con il suo nome e il suo volto. “E’ libero di continuare anche, naturalmente, a fare quello che faceva prima, tempestarmi cioè di chiamate, messaggi e minacce. E questo perché il tribunale della libertà ha cancellato anche gli ultimi provvedimenti emanati a seguito delle minacce”.
A difesa dell’agrigentina si era subito messa anche la Caritas Diocesana di Agrigento di cui la giovane è volontaria.