Presentato a Roma il Quinto rapporto “Agromafie” sul sistema agroalimentare, studiato ed elaborato da Eurispes, Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e dalla Coldiretti. L’incontro è avvenuto questa mattina presso la sede capitolina della Coldiretti, al Centro Congressi Palazzo Rospigliosi, in Via XXIV Maggio, 43.
L’inizio dei lavori è stato introdotto da Vincenzo Gesmundo, segretario generale Coldiretti, e coordinato Gian Carlo Caselli, presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare.
La stesura del Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia è stata resa possibile anche grazie al contributo delle Forze dell’ordine, della Magistratura, delle Istituzioni e degli Enti che operano sul territorio a salvaguardia del comparto agroalimentare. La “tavola delle cosche” ha visto l’apparecchiarsi di prodotti frutto dei business specifici dei più noti clan mafiosi, camorristici e ‘ndranghetisti e un focus particolare è riservato al “caporalato nel piatto”, con l’esposizione degli alimenti più a rischio presenti sugli scaffali dei supermercati.
Presente anche una delegazione di Coldiretti Campania, guidata dal Presidente Gennarino Masiello e dal Direttore Salvatore Loffreda, composta da giovani imprenditori agricoli e donne imprenditrici. “Coldiretti chiede alle Istituzioni – sottolinea il presidente Masiello – di alzare la soglia di attenzione sull’agroalimentare campano. I casi segnalati alle forze dell’ordine si moltiplicano, dai furti di prodotti, gasolio e mezzi al pizzo chiesto per non danneggiare viti e piante. Ma la longa manus della criminalità tocca anche altri pezzi della filiera. Le imprese agricole vanno difese come primo presidio di legalità, come avamposti dello Stato nelle aree rurali. Noi ce la mettiamo tutta, senza piangerci addosso. Ci abbiamo messo la faccia anche quando si è speculato commercialmente sui problemi della Campania”.
Dalle infiltrazioni nel settore ortofrutticolo del clan Piromalli all’olio extra vergine di oliva di Matteo Messina Denaro, fino alle imposizioni della vendita di mozzarelle di bufala del figlio di ‘Sandokan’ dei Casalesi e al controllo del commercio ortofrutticolo della famiglia di Totò Riina.
In occasione della presentazione del rapporto #Agromafie2017, la Coldiretti afferma come i più noti clan della criminalità si dividano il business della tavola mettendo le mani sui prodotti simbolo del made in Italy. Il rapporto Agromafie2017 è stato elaborato assieme ad Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, ha allestito una “tavola delle cosche” con i prodotti frutto dei business dei clan criminali.
L’agroalimentare rappresenta un terreno privilegiato di investimento della malavita con un pericoloso impatto non solo sul tessuto economico ma anche sulla salute dei cittadini e sull’ambiente.
“A febbraio scorso – ricorda Coldiretti – i Carabinieri del Ros hanno smascherato le attività criminali in Calabria della cosca di ‘ndrangheta Piromalli, che controllava la produzione e le esportazioni di agrumi verso gli Stati Uniti. Nello stesso mese hanno confiscato quattro società siciliane operanti nel settore dell’olivicoltura riconducibili a Matteo Messina Denaro e alla famiglia mafiosa di Campobello. Sempre agli inizi di febbraio è stato arrestato Walter Schiavone, figlio del capoclan dei Casalesi Francesco “Sandokan” Schiavone, per aver imposto la fornitura di mozzarella di bufala Dop prodotta da un caseificio di Casal di Principe”.
A novembre scorso la Dia aveva inoltre sequestrato i beni di un imprenditore siciliano considerato lo snodo degli affari che il clan dei Casalesi conduce assieme al fratello di Totò Riina, Gaetano, per monopolizzare il trasporto di frutta e verdura. Il rapporto sottolinea inoltre che nella top ten delle province italiane interessate dall’agromafia, ci sono realtà del Nord come Genova e Verona, rispettivamente al secondo ed al terzo posto dopo Reggio Calabria. Il Sud è comunque protagonista nella top ten, con due province in Calabria (Catanzaro oltre alla leader Reggio Calabria), tre in Sicilia (Palermo, Caltanissetta e Catania), due in Campania (Caserta e Napoli) e Bari.