E’ stata avviata in questi giorni la procedura di stabilizzazione dei 2.008 ex Pip del bacino “Emergenza Palermo” in possesso dei requisiti, che da mesi attendono di passare alla Resais, la società partecipata della Regione Siciliana, con un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Una procedura contestata dal governo nazionale, che aveva impugnato la norma in questione, approvata dall’Assemblea regionale siciliana nell’ultima finanziaria. Secondo Roma la legge sarebbe viziata da profili di incostituzionalità poichè consentirebbe di essere assunti dalla Pubblica amministrazione senza passare da concorsi pubblici.
Da allora la situazione è rimasta inalterata. A sbloccare l’impasse giurisdizionale la costituzione in giudizio della Regione innanzi alla Corte Costituzionale, dove pende il giudizio di legittimità. Nelle more che i giudici si pronuncino definitivamente l’Assessorato competente, nella fattispecie quello alla famiglia e al lavoro, è tenuto a dare attuazione al percorso disposto da Sala d’Ercole. Un iter, quindi, pieno di incognite. In caso di sentenza positiva, infatti, sarebbe tutto da annullare.
La notizia ha richiamato l’attenzione degli Asu, un’altra categoria di precari storici che al pari dei Pip da decenni lavorano alle dipendenze dello Stato e che pertanto chiedono gli stessi diritti dei dipendenti pubblici. “Gli Asu hanno diritto alla stabilizzazione come i Pip. Ci auguriamo, pertanto, che il governo Musumeci e l’Assemblea regionale siciliana trovino al più presto le soluzioni legislative necessarie per dare seguito anche alla stabilizzazione dei 5.288 lavoratori Asu”, dicono Vito Sardo e Mario Mingrino, del Csa Dipartimento Asu.
“I sindacati – aggiungono – hanno già fornito diverse proposte concrete. Proposte condivise dall’Assessorato competente e sostenute da molti deputati che hanno pure presentato alcuni disegni di legge, nonché da diverse forze di maggioranza e opposizione. E’ arrivato il momento di discuterle in Aula. Adesso è solo una questione di volontà politica. Governo e Parlamento devono finalmente riconoscere la dignità di questi lavoratori, dopo circa 20 anni di lavoro precario nella Pubblica amministrazione, o continuare a chiudere gli occhi”.
“Le istituzioni non possono far finta di non vedere che al loro interno ci sono lavoratori che svolgono importante mansioni, sopperendo alle gravi carenze di organico, in cambio di un sussidio di poche centinaia di euro e senza percepire un solo giorno di contributi. Dobbiamo dare una svolta alla vertenza degli Asu – concludono Sardo e Mingrino – per questo siamo disposti nelle prossime settimane ad attivare tutte le azioni di protesta e di lotta”.