La pelle sulle code dei topolini appartenenti al genere Acomys è ricca di placche ossee protettive chiamate osteodermi, tipiche degli armadilli. Lo hanno scoperto gli scienziati dell’Università della Florida che hanno pubblicato un articolo sulla rivista iScience per rendere noti i risultati del proprio lavoro.
Il team, guidato da Malcolm Maden e Edward Stanley, ha esaminato dei campioni museali nell’ambito del progetto openVertebrate, volto a raccogliere dati anatomici della maggior parte dei generi di vertebrati. Per pura casualità, il gruppo di ricerca ha scoperto l’esistenza di queste placche ossee nella pelle della coda di alcuni esemplari di Acomys.
Prima di questa rivelazione, l’osteoderma era una caratteristica associata principalmente a un numero limitato di rettili, come le tartarughe, e ad alcuni rari gruppi di mammiferi. Sebbene gli Acomys siano fisicamente molto simili ai topolini domestici del genere Mus, questi piccoli animali differiscono notevolmente dai comuni roditori. Questi risultati, commentano gli autori, suggeriscono che l’evoluzione degli osteodermi potrebbe essere più complessa di quanto ipotizzato precedentemente.
Probabilmente, sostengono gli studiosi, questa struttura protettiva è associata a un gruppo di geni che può attivarsi o disattivarsi in base al percorso evolutivo di una specie. “L’osteoderma è presente in alcune specie di uccelli e in alcuni rettili – riporta Maden – il nostro lavoro suggerisce un andamento altalenante, con almeno 19 casi di ri-evoluzione e ricomparsa negli animali”.
“Stavamo studiando gli Acomys – continua l’esperto – perché questi animali possono rigenerare pelle, muscoli, nervi, midollo spinale e parti del muscolo cardiaco. Il nostro è stato un classico esempio di serendipità. Una volta scoperta questa curiosa caratteristica, abbiamo esaminato anche altri animali e abbiamo riscontrato la presenza di osteodermi in altri tre generi appartenenti alla stessa sotto-famiglia”.
Ulteriori approfondimenti hanno rivelato che gli osteodermi si sviluppano nelle code spinose del topo a partire dalla pelle prossimale della coda. Le placche ossee si sviluppano completamente entro le prime sei settimane dalla nascita. Gli esperti hanno utilizzato il sequenziamento dell’RNA per identificare i geni e le reti coinvolte nello sviluppo di queste strutture.
“Oltre all’esistenza stessa degli osteodermi – commenta Maden – siamo rimasti sorpresi dalla somiglianza di questi animali con i bradipi estinti. Questa rivelazione è importante perché i topi possono essere analizzati in modo più approfondito rispetto agli armadilli, e questo potrebbe aiutarci a comprendere meglio il percorso evolutivo associato a queste particolari strutture ossee”.