La Sicilia è ufficialmente il primo territorio italiano colpito dalla formica di fuoco, la Solenopsis invicta, una delle specie invasive più aggressive e pericolose al mondo.
Dopo i primi avvistamenti confermati nella zona di Siracusa, gli esperti dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (IPSP-CNR) segnalano ora una rapida espansione in varie province del sud-est dell’Isola, con seri rischi per l’agricoltura, la zootecnia e la sicurezza delle persone.
Una specie invasiva altamente distruttiva
Originaria del Sud America, la formica di fuoco è nota per la sua estrema aggressività, il comportamento territoriale e le punture velenose, capaci di provocare forti reazioni allergiche e, in rari casi, anche shock anafilattico. Ogni colonia può contenere fino a 250.000 esemplari, costruisce nidi sotterranei estesi e si riproduce con velocità impressionante, colonizzando rapidamente ampie porzioni di territorio.
Lo scorso anno viene scoperta in Sicilia, ad oggi non sta producendo danno diretto all’attività agricola, ma a piccoli passi si sta espandendo. Le prime segnalazioni sono arrivate da allevatori e agricoltori nelle campagne tra Noto, Pachino, Rosolini e Ispica. In alcune aziende zootecniche, le formiche hanno aggredito agnelli e pollame, attirate dai mangimi e dai liquidi organici. In altri casi, gli agricoltori hanno dovuto abbandonare i campi per l’impossibilità di lavorare il terreno invaso.
Quali sono i danni che produce? Attacca le radici degli arbusti, i prati, i pascoli, e comporta di fatto il mancato utilizzo di questi. Inoltre, essendo una specie molto aggressiva, attacca gli animali o chiunque calpesti il loro nido.
A rischio i bambini, i prati delle villette, gli arbusti, i quadri elettrici, gli impianti irrigui. Questi sono ìtipi di danni non diretti, ma che mettono a rischio la biodiversità e non solo.
“Bisogna assolutamene intervenire, esistono delle esche avvelenate realizzate in maniera artigianale, a norma di legge. Solo quelle hanno un effetto positivo“.
Le formiche rosse sono organizzate in un sistema particolare, in un nido possono esserci più formiche regine, 5 o 6, e la loro etologia è particolare, solo colpendo queste viene distrutto l’intero formicaio. In questo modo viene meno la loro guida, muoiono di inedia.
“Ad oggi non possiamo fare una stima dei danni in termini economici, ma sicuramente se la formica continuerà ad espandersi come sta facendo, è necessario intervenire anche con iniziative pubbliche“. Perché di fatto vengono colpiti i parchi, le ville, tutte zone di fruizione pubblica, per questo motivo vi è necessario procedere immediatamente. “Si conoscono tutte le caratteristiche, i danni che produce e cosa e chi attacca. Adesso bisogna agire“.
Una situazione critica che almeno in questo momento resta circoscritta, aumenta però il timore per l’agricoltura e le abitazioni civili.
Riscio ambientale e sanitario
L’insetto non ha predatori naturali in Sicilia e si adatta bene sia al clima secco dell’entroterra sia alle condizioni costiere, aumentando la difficoltà di contenimento. Oltre all’impatto economico, è alto anche il rischio sanitario, soprattutto per bambini, anziani e persone allergiche.
La richiesta di aiuto alla politica regionale
“A livello regionale, quello che contiamo di fare alla ripresa dei lavori in aula è richiedere degli aiuti immediati per evitare che la formica si espanda in tutto il territorio siciliano“.
Il rischio importante è la perdita di biodiversità, e la scomparsa di alcune specie. “Cerchiamo di mantenere il pericolo“.
“Quello che chiediamo alla politica regionale è un intervento mirato, perché c’è la possibilità, con esche avvelenate ad hoc, che vanno a intervenire proprio sulle popolazioni di formiche, di distruggere interi nidi“. Questo significa salvare territori ed evitare danni più ingenti, “chiediamo anche all’osservatorio per le malattie delle piante un monitoraggio per ‘seguire’ l’espandersi di queste formiche. Per fare quest’opera di prevenzione, credo che mai come questa volta, è efficace una prevenzione fatta per bene. Ma soprattutto bisogna fare in fretta“.
La comparsa della formica di fuoco in Sicilia rappresenta, quindi, un campanello d’allarme ambientale e produttivo. In un territorio già messo alla prova dalla siccità, dagli incendi e dalla crisi idrica, questa nuova invasione potrebbe aggravare ulteriormente le difficoltà del comparto agricolo e zootecnico.