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L'opinione

Angela Bottari, una vita al servizio delle donne e della democrazia

giovedì 16 Novembre 2023

E’ un onore e un privilegio ricordare Angela Bottari, non solo come parlamentare della Repubblica ma anche, e soprattutto, come dirigente di partito, compagna sensibile, amica generosa e donna di grande temperamento.

Deputata di lungo corso e protagonista di tante battaglie, dentro e fuori il parlamento, per l’emancipazione delle donne, per la tutela dei diritti e delle libertà individuali contro ogni forma di discriminazione, è una delle migliori espressioni della sinistra siciliana.

L’inattesa scomparsa le ha impedito di esserlo ancora a lungo e oggi non possiamo ignorare la sua fervida intelligenza, messa al servizio di un’autentica passione politica.

Nel Partito Comunista prima e nel Partito Democratico dopo, Angela Bottari, sempre allegra e sorridente ma nel contempo autorevole e puntuale, era da tutti riconosciuta come una dirigente complessiva, seppur intensamente impegnata sulle questioni dell’emancipazione delle donne per le quali ha lasciato tracce indelebili del suo impegno: protagonista indiscussa di storiche battaglie in Parlamento, dal progetto di legge sulla violenza sessuale alla legge sull’abrogazione della causa d’onore.

Ma nello stile degli autentici dirigenti di partito e dei politici con la P maiuscola rivendicava questo sentire comune con le compagne di partito e prima di tutto con le donne a prescindere dal loro credo politico.

Lei, capace di affrontare la complessità delle questioni politiche generali, dall’economia, ai trasporti, al territorio, affermava con forza il valore della frequentazione delle commissioni femminili del PCI, un luogo di donne che, pur non decidendo del tutto politiche e ruoli, rappresentavano un momento di elaborazione collettiva per combattere e vincere una battaglia di rinnovamento dello stesso partito.

Una donna aperta, sinceramente laica, dal tono di voce squillante che affascinava l’uditorio: per lei era importante misurarsi nel merito delle questioni e pur rappresentando nel PCI una delle pioniere del femminismo non usava mai parole di censura contro gli uomini e contro quello stesso partito che, a prescindere da autorevoli dirigenti come Nilde Iotti, Adriana Seroni, Giglia Tedesco, Marisa Rodano e dalle innovative aperture di Enrico Berlinguer, contava, dal centro alla periferia, gruppi dirigenti quasi esclusivamente maschili: un partito, comunque, intimorito dalla novità rappresentata dalle giovani donne del post ‘68 impegnate politicamente che sconvolgevano i parametri fino allora consolidati.

Le donne volevano essere riconosciute come interpreti e protagoniste, e questo è stato faticoso anche nel PCI.

Angela Bottari amava definirsi come una donna della generazione di mezzo: strette tra una vita reale segnata da profondi ritardi e una profonda coscienza di volere cambiare, dilaniate tra l’essere e il volere essere e quindi scomode per sé stesse e per gli altri ma pienamente consapevoli degli sconvolgimenti che attraversavano la società. Non si stancava mai di affermare che il sentire delle donne era più avanti della realtà che erano costrette a vive quotidianamente ancora prima del manifestarsi del femminismo che ha segnato una presa di coscienza collettiva.

L’esplodere dei movimenti femministi ha in qualche modo consegnato la parola alle donne: il lungo cammino segnato dalla legge sul divorzio e dal referendum sino alla feconda stagione delle leggi che cambiano la vita delle donne riconoscendo loro diritti fino a quel momento negati, aprendo la strada alle leggi successive…quali il congedo parentale, lo stalking, l’imprenditoria femminile.

E Angela Bottari, insieme a tante altre giovani donne altrettanto agguerrite, dalle realtà periferiche approdano in Parlamento spezzando il grigiore di una istituzione da troppo tempo uguale a sé stessa e dove la società faticava ad entrare.

Con esemplare costanza nella militanza politica e profondo sentimento per la famiglia e gli affetti ci invitava a riflettere sul fatto che, dopo il ’68, tante generazioni di donne pur lottando per affermare diritti, ma troppo impegnate nel difendere le proprie conquiste, avevano trascurato emozioni e valori affidando alle nuove generazioni una società più libera ed emancipata ma vissuta, spesso, in assenza di regole.

Rilanciare il tema di una democrazia compiuta e paritaria, preservando le conquiste fatte, era la sua nuova sfida: una condivisa gestione del potere per assumere a pieno titolo e in prima persona la responsabilità di guidare la società segnandola con il punto di vista delle donne.

Una grande regalo di Angela alla democrazia e alle donne tutte non solo siciliane. Al di là di ogni retorica le donne hanno bisogno della democrazia e la democrazia delle donne.

DONATELLA LINO

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