“Leggo su Repubblica un suggestivo articolo che mi riguarda. Ribadisco, dunque, quello che ho detto più volte in questi mesi. Non sono candidato alla Presidenza della Regione Siciliana. Sto lavorando perché l’area Popolare e liberale siciliana, il Centro siciliano, abbia un programma e un candidato, ma il candidato non sarò io. Abbiamo numerosi nostri esponenti adeguati a questo ruolo. Se avessi deciso di accettare di candidarmi, sarebbe stato il piano A e non il piano B della mia vita, in quanto lo considererei un onore e un privilegio, visto l’amore che nutro per la mia terra”.
Lo afferma il ministro degli Esteri e leader di Alternativa Popolare, Angelino Alfano.
“Mi e’ stato proposto più volte negli ultimi anni, negli ultimi mesi e negli ultimi giorni – aggiunge -. Ringrazio adesso, pubblicamente, tutti quelli che me l’hanno proposto, ma purtroppo non posso. Personalmente non posso perché ho già assunto due gravosi impegni: sto facendo il ministro degli Esteri e sto contribuendo alla riunificazione di un’area di centro che sara’ determinante nella prossima legislatura. Impegni che ritengo doveroso portare a compimento, a maggior ragione per la fitta e importante agenda internazionale che attende l’Italia nei prossimi nove mesi”.
“Continuerò a impegnarmi per la Sicilia come sempre e piu’ di sempre e la costruzione di un programma, di una candidatura e anche di una coalizione attorno al centro siciliano sara’ il primo obiettivo cui tendere. Peraltro la Sicilia e’ il terreno ideale per collaudare l’unita’ delle forze moderate, visto la strutturale debolezza delle coalizioni nazionali – conclude il ministro -. L’una – il centrodestra – priva della Lega, inesistente sull’Isola. L’altra – la sinistra – con il suo partito cardine con dati elettorali molto, molto più deboli dei sondaggi nazionali. Aggiungo infine che, se il giornalista autore dell’articolo odierno – che peraltro ha il mio numero di telefonino da un decennio – mi avesse chiamato, avrei detto a lui ciò che adesso sono costretto a scrivere. Ma evidentemente, nel giornalismo moderno, i riscontri non vanno di moda”.