“Sono 35, ad oggi, i suicidi nelle carceri italiane, l’ultimo in ordine di tempo al Pagliarelli di Palermo. Sono morti violente, dove difficilmente se ne ricostruiscono le esatte dinamiche. I compagni di cella non si accorgono di nulla; queste persone si muovono come i fantasmi, non fanno rumore, come la loro morte che non sente nessuno, tranne i propri cari, un silenzio spettrale. Sono morti scomodi, non li piangerà la società, anzi, un pensiero in meno, una bocca da sfamare in meno a spese dello Stato”.
Lo dice Pino Apprendi presidente di Antigone Sicilia e co-presidente del Comitato Esistono i Diritti.
“I familiari – aggiunge – invano cercheranno di “capire” perché il padre, il figlio, ha deciso di cedere, forse la ricerca di quella libertà tanto sognata. Scegliere la morte per essere liberi per oltrepassare le sbarre del carcere. I “buoni” tireranno un sospiro di sollievo, ne leggeranno le sue malefatte e lo malediranno. Si fanno le campagne contro i Garanti regionali e nazionale, mentre a Palermo il Comitato Esistono i Diritti si batte ormai da tempo per istituirne la figura dell’area metropolitana”.