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Si chiama tecnicamente archeologia industriale la sezione specifica che, con metodo interdisciplinare, rintraccia sul piano nazionale tutte le testimonianze che hanno riguardato il processo d’industrializzazione dalla seconda metà del Settecento ai giorni nostri.
A Palermo i luoghi storici recuperati che a pieno titolo rientrano in questa categoria negli ultimi anni stanno aumentando, dall’ex deposito locomotive di Sant’Erasmo, ai Cantieri Culturali alla Zisa, alla centrale elettrica di Piazza Diodoro Siculo, a testimonianza della riscoperta attenzione della storia e della cultura della nostra Isola.
A tal proposito vogliamo condurvi all’interno di uno dei più recenti siti, in termini di recupero, di archeologia industriale, le Antiche Fornaci Maiorana, situate alle falde di Monte Pellegrino, nei pressi del quartiere Acquasanta e della monumentale Villa Belmonte.
Complesso preindustriale costruito da due fornaci per la produzione di calce viva e da un frantoio per la produzione di inerti, oggi le Fornaci Maiorana, in un’atmosfera unica, conservano decenni di memorie e aneddoti ai quali, grazie agli eredi della famiglia, si può accedere.
Realizzate nel 1945 dalla famiglia Maiorana nell’area denominata Feudo Barca, all’epoca proprietà del principe di Belmonte, l’impianto sorgeva su un’area di circa 3.000 metri, sopra una pirriera, ovvero una cava di calcarenite dalla quale fin dal ‘700 veniva tratto il materiale da costruzione.
In attività fino al 1968, negli ultimi anni grazie all’assertività di Salvatore Maiorana, coadiuvato dai suoi familiari, le Fornaci Maiorana continuano a vivere con attività culturali e interdisciplinari che permettono al pubblico di scoprire una delle attività produttive più antiche di Palermo.
Oltre, infatti, a poter ammirare il sito in sé, fino al 30 maggio è possibile visitare anche una mostra itinerante “Percorsi del patrimonio industriale in Italia“, già realizzata a Terni in occasione del decennale dell’AIPAI (Associazione Italiana per il Patrimonio Archelogico Industriale) a cura di Roberto Parisi e Manuel Ramello, e incrementata dall’AIPAI-Sicilia con nuovi pannelli, realizzati in collaborazione con l’Ente Parco Minerario Floristella-Grottacalda di Enna, a cura di Maria Carcasio e Salvatore Di Vita.
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