E’ bufera sul Comitato Tecnico della Conferenza permanente Interregionale per l’Area dello Stretto, riunitosi a Reggio Calabria per redigere “Un Piano Strategico per l’Area dello Stretto”. Dovrebbe trattarsi di un organismo in grado di rappresentare il cuore pulsante delle iniziative in ambito di area integrata, di comune utilità cioè sia per Messina che per Reggio Calabria, ma a lanciare “siluri” sul Comitato Tecnico – senza troppi giri di parole – è il consigliere comunale Giuseppe Santalco che ne ha chiesto la sospensione momentanea almeno sino a quando non si saranno svolte le ormai imminenti elezioni regionali e sino a quando, insomma, non sarà stato eletto il nuovo Governo a Palermo. Al momento non ci sarebbero, in sostanza, i presupposti politici, sociali ed economici per rappresentare attraverso l’operato dell’attuale Comitato le istanze della Città dello Stretto.
“Il concetto lo avevo già sostenuto al momento della sua costituzione, – afferma Santalco – la composizione del comitato e i rappresentanti della sponda messinese sono il frutto di una logica politica siciliana ormai consunta. Bisignano è stato nominato su indicazione della Presidenza dell’Ars (Assemblea Regionale Siciliana), la Moraci è espressione di AP, di cui oggi è candidata all’Assemblea Regionale”. In poche parole, nell’odierna composizione del Comitato sarebbe assente il centrodestra e il pallino della situazione sarebbe in mano per intero o quasi al Partito Democratico e quindi agli uomini di Matteo Renzi, e per l’esattezza all’area reggina del Pd. Messina sarebbe stata sin qui relegata ad un ruolo marginale e l’assenza di una rappresentanza, di riflesso, impedirebbe al Comitato Tecnico di fare i reali interessi territoriali e programmatici della Città di Messina.
“Per questo – ha continuato Santalco – non si ritiene che un Comitato Tecnico, avulso dalla realtà politico-tecnica messinese e non supportato da una visione politica dell’Area dello Stretto (che dovrebbe tenere in considerazione la volontà del Consiglio Comunale e della Città Metropolitana), possa dettare linee di sviluppo unilaterali con il placet, possibilmente, dell’Università di Messina che si propone non come comunità scientifica che vuole e deve offrire contributo di sapienza, ma come attore dell’agone politico nella polis”. “Non possiamo assistere passivamente – ha aggiunto Santalco – ad un Piano redatto senza il contributo politico propositivo, anche tecnico, del centro destra e della classe imprenditoriale e sindacale messinese che già si sta confrontando sui temi della Zes e dell’Autorità di Sistema”.
Santalco ha chiesto di “evitare di individuare linee di sviluppo che non siano condivise con il Consiglio Comunale di Messina, con la Città Metropolitana, con il futuro Governo della Regione e con le realtà sindacali ed imprenditoriali cittadine e provinciali”.