Sono esplose nel pomeriggio di ieri all’Ars le tensioni accumulate dai partiti del centrodestra negli ultimi giorni attorno alle nomine dei manager della sanità, che il presidente della Regione, Renato Schifani, dovrebbe ufficializzare oggi. Impossibile incastrare nel puzzle tutti i desiderata politici, così i mal di pancia emersi negli incontri bilaterali e nella riunioni informali si sono manifestati in aula.
Già nel voto della pregiudiziale avanzata dal Pd sulla riforma delle Province, tra i punti del programma del governatore Schifani, si era capito che non tirava una buona aria nella maggioranza: in difesa del testo, incostituzionale secondo i Dem perché la legge Delrio con la votazione di secondo livello è ancora in vigore, sono intervenuti il capogruppo di Forza Italia Stefano Pellegrino e il deputato-questore della Lega Vincenzo Figuccia.
Con 33 voti contrari e 24 favorevoli, la pregiudiziale è stata respinta. Ma il fronte della maggioranza è crollato pochi minuti dopo. Quando il deputato di FdI Carlo Auteri ha chiesto l’inversione dell’ordine dei lavori mettendo al primo punto il cosiddetto ddl salva-ineleggibili al posto della riforma delle Province i nodi sono venuti al pettine. La proposta è stata respinta. A sostenerla solo FdI e gli autonomisti del Mpa: è emersa così la spaccatura. I deputati di FdI si sono alzati in massa abbandonando i lavori e usando toni concitati nei confronti dei colleghi della coalizione. Dopo una breve sospensione, la seduta è stata rinviata.
I pontieri della maggioranza sono al lavoro per tentare di sanare le fratture. Per il M5s però “il centrodestra è in frantumi“. “Penso che la riforma delle Province non si farà più, meglio andare avanti con altre leggi – dice il vice presidente dell’Ars Nuccio Di Paola (M5s) – Per noi la salva-ineleggibili era solo il grimaldello per stanare la maggioranza, perché è una norma improponibile“. Si tratta di una interpretazione autentica di due leggi regionali, se passasse in aula sanerebbe le posizioni di quattro parlamentari (tre di Fratelli d’Italia e uno di Sud chiama Nord) contro la cui elezione sono in corso giudizi davanti ai Tribunali a fronte di ricorsi per presunta ineleggibilità. E in questo clima incandescente nella maggioranza potrebbe essere a rischio anche il disegno di legge sull’urbanistica già votato in commissione e pronto per l’aula: contiene la sanatoria delle ville al mare costruite in Sicilia tra il 1976 e il 1984 entro i 150 metri dalla battigia, porta la firma del deputato di FdI Giorgio Assenza.
“Il governo ha votato contro il partito di maggioranza del centrodestra, è stato incredibile vedere nell’aula dell’Assemblea sei assessori che si sono alzati in piedi per votare contro la proposta di Fratelli d’Italia di invertire l’ordine dei lavori parlamentari. C’era un impegno preciso preso per esaminare il disegno di legge d’interpretazione autentica (salva-ineleggibili): è stato disatteso“. E’ uno dei passaggi della riunione, durata circa tre ore, tra i deputati di FdI che si sono radunati nel gruppo parlamentare dopo avere abbandonato nel pomeriggio l’aula in seguito alla bocciatura della richiesta di procedere con l’esame del ddl al posto della riforma delle Province.
“Poco prima avevamo votato contro la pregiudiziale del Pd al ddl sulle Province allineandoci alla coalizione pur non essendo convinti sulla tempistica di questa riforma – è la riflessione di alcuni parlamentari meloniani – E invece alla votazione successiva i nostri alleati hanno votato contro la nostra proposta gettando all’aria gli accordi“. Senza un imminente chiarimento politico, dalla riunione di FdI trapela l’intenzione di votare domani, alla ripresa dei lavori parlamentari, a favore della richiesta fatta dal M5s di rinviare la riforma delle Province in commissione Affari istituzionali, significherebbe mandarla nelle sabbie mobili.
La riforma è uno dei punti del programma del presidente della Regione Renato Schifani.
Da quanto apprende l’Ansa, il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani, ha convocato per le 10 di oggi i segretari dei partiti e i capigruppo della sua maggioranza all’Assemblea.