“Se quello che ho fatto nella mia vita istituzionale e professionale puo’ servire a dare un contributo utile alla Commissione antimafia regionale do la mia disponibilita’ per la Presidenza della Commissione. Alla luce della vicepresidenza della commissione nazionale, che si muove con obiettivi identici a quella siciliana, metto il mio background a disposizione di quella regionale”. Cosi’ Claudio Fava, deputato regionale di Cento Passi, a Palazzo dei Normanni, a Palermo, rispondendo ai giornalisti in merito all’ipotesi di diventare Presidente della Commissione antimafia regionale a margine della conferenza stampa nella quale ha illustrato quattro disegni di legge che presenterà all’Ars.
Si tratta di “misure per il contrasto alla poverta’ assoluta, le norme per il diritto allo studio, un ddl sulla trasparenza che prevede l’obbligo per ogni deputato di dichiarare l’eventuale partecipazione a logge massoniche e un quarto ddl per l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta antimafia”.
“I ddl rappresentano gli assi portanti, gli snodi sui quali bisognera’ intervenire subito – ha sottolineato Fava –. Quello della poverta’ e’ un ddl di iniziativa popolare presentato dall’associazione Pio La Torre durante la scorsa legislatura, strumento supplementare rispetto al welfare nazionale per andare incontro a una platea di poveri che in Sicilia supera le 400 mila persone per poverta’ assoluta. Con un altro ddl chiediamo di istituire immediatamente una Commissione antimafia regionale che abbiamo provato ad arricchire con obiettivi specifici della Commissione antimafia nazionale per la valutazione e la selezione dei candidati per le liste”.
Inoltre, “il disegno di legge sulla trasparenza – aggiunge Fava – prevede, analogamente a cio’ che e’ stato proposto per i parlamentari nazionali, l’obbligo per i parlamentari regionali di dichiarare l’eventuale appartenenza ad associazioni massoniche o similari che creino vincoli gerarchici, solidaristici e di obbedienza. Pensiamo che nel libero diritto di aderirvi c’e’ anche il diritto degli elettori di conoscere se ci sono scelte di obbedienza, segretezza e riservatezza che non riguardano solo l’impegno istituzionale dei parlamentari”.