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Assegnate le borse di studio della Fondazione Falcone, la cerimonia a Palazzo dei Normanni | FOTO

lunedì 16 Dicembre 2019

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I rapporti tra le mafie e i trafficanti di esseri umani, la criminalità organizzata e il caporalato, la necessità di una normativa europea nel contrasto a mafie ormai globali, i crimini informatici di stampo mafioso e il criptopizzo: sono solo alcuni dei temi approfonditi dai vincitori delle borse di studio 2018-2019 assegnate dalla Fondazione Falcone, e finanziate dall’Ars, con l’obiettivo di sviluppare attività di ricerca su temi legati alla criminalità con particolare riferimento alle mafie. I lavori svolti sono stati illustrati nel corso di una cerimonia che si è tenuta nella Sala Gialla di Palazzo dei Normanni alla presenza, tra gli altri, della presidente della Fondazione, Maria Falcone, e del presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gianfranco Miccichè.

Durante la manifestazione sono stati comunicati anche i nomi dei 15 giovani vincitori dell’edizione 2019- 2020 che avranno un anno per completare le loro ricerche.“Basta scorrere i titoli dei lavori fatti dai ragazzi per rendersi conto della loro sensibilità e del loro impegno – ha detto Maria Facone – Hanno scelto tutti argomenti attualissimi, molti oggetto di dibattito non solo tra tecnici della materia ma anche nella società. Le ricerche sono approfondite con rigore e sono spunto di riflessione critica. In molti elaborati infatti si va oltre l’analisi dei problemi e si pongono suggerimenti e proposte anche al legislatore. Per noi è un’occasione per apprezzare il livello di preparazione dei nostri laureati, oltre a un modo per contribuire alla loro formazione. Mi preme per questo ringraziare l’Ars che ha incrementato il finanziamento consentendoci di aumentare il numero delle borse”.

Quest’anno le borse di studio, che ammontano a 6500 euro l’una e sono destinate a neolaureati siciliani col massimo dei voti, sono passate, infatti, da 10 a 15. “Sono molto orgoglioso di aver contribuito a un’iniziativa che dovrebbe essere allargata ad altri settori della conoscenza e ad altre istituzioni per consentire ai giovani laureati maggiori possibilità di inserimento nella vita lavorativa – ha detto Gianfranco Miccichè – Istituzioni come l’Assemblea regionale siciliana hanno il dovere di valorizzare i migliori studenti siciliani, troppo spesso costretti ad emigrare perdimostrare le loro capacità”. 

Al centro delle ricerche dei vincitori del 2018 ci sono temi “caldi”. Sofia Barbera, ad esempio, ha analizzato le cosiddette nuove mafie: dalla mafia silente (il riferimento è a ‘mafia capitale’) a quelle delocalizzate (le cellule criminali della ndrangheta e di Cosa nostra nel centro e nord Italia).

Ne è emerso un lavoro complesso in cui si fanno i conti con una legislazione spesso inadeguata perché costretta a confrontarsi con una realtà in evoluzione e ricca di sfaccettature. Domenico Gaspare Carbonari, invece, ha studiato i rapporti tra le mafie e le organizzazioni dei trafficanti di esseri umani alla luce delle più recenti indagini della Dda di Palermo, scoprendo un “processo di mafiosizzazione” delle associazioni criminali che gestiscono le tratte di uomini.

Associazioni che ormai riescono a condizionare a livello politico le scelte migratorie di molti paesi nordafricani. A testimonianza della attualità dell’argomento “migrazioni”, un altro lavoro è dedicato al tema è quello di Giuliana Rando: al centro ci sono i minori stranieri non accompagnati, spesso vittime di tratta e abusi da parte delle organizzazioni criminali. La ricerca si concentra sul dramma dei piccoli migranti diventati una delle principali fonti di business e guadagno delle realtà criminali. L’obiettivo è individuare percorsi di legalità per tutelarli e contrastarne l’inserimento nel circuito criminale.

E ancora Elisa Colletti si è chiesta se le formule risarcitorie e i criteri di liquidazione del danno adottati in sede civile valgano a garantire realmente alle vittime della mafia, ai loro parenti ed eredi, l’integrale ed effettiva compensazione del danno subito. Valentina Di Salvo si è occupata, invece, di databreach, violazione di dati personali, e del “criptopizzo”: un racconto di nuove frontiere del business criminale, con le organizzazioni mafiose che rubano dati sensibili delle imprese e chiedono un riscatto in moneta virtuale alle vittime. Andrea Mattarella ha approfondito il tema della globalizzazione delle mafie che operano ormai su scala transnazionale. Siamo davanti a organizzazioni sempre più imprenditrici e meno militari, che all’uso della forza preferiscono l’arma della corruzione.

Sarebbe pensabile la creazione di una norma europea che disciplini l’associazione mafiosa e che sia in grado dunque di colpire realtà criminali analoghe che ormai si muovono oltre i confini degli Stati? – ci si chiede – E che ruolo avrà la Procura Europea? E ancora Chiara Mignemi ha studiato le misure legislative che possano colpire l’area grigia dei rapporti tra criminalità organizzata e imprenditoria, depurando e recuperando quelle attività economiche che sono state infiltrate, contaminate o condizionate dalla criminalità mafiosa, mentre Gabriele Minì ha approfondito il tema delle frodi europee nel settore agro- zootecnicocommesse da personaggi legati a Cosa nostra, concentrandosi su fatti che hanno interessato il territorio dei Nebrodi.

Molto attuali infine gli studi di Fabio Punzi,sul recupero dei territori danneggiati dalle ecomafie, e di Laura Maria Troisi che ha approfondito il nuovo reato di depistaggio e i suoi riflessi nella lotta alla mafia.

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