I dati dell’Osservatorio sulle misure di contrasto alla povertà e di inclusione sociale dell’Inps e i due report della Cgil Sicilia e Cgil Messina fotografano un Paese diviso a metà tra Nord e Sud, dove le donne e gli ultracinquantenni sono quelli più in difficoltà. E un forte disagio sociale ed economico in crescita che coinvolge oltre 100mila famiglie siciliane.
Con l’entrata in vigore delle recenti modifiche legislative in materia di sostegno al reddito, l’Inps ha pubblicato il primo report dell‘Osservatorio statistico sull’Assegno di Inclusione (ADI) e sul Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL).
Questi strumenti sono stati introdotti per sostituire il Reddito e la Pensione di Cittadinanza, aboliti dal 31 dicembre 2023. La legge n. 197 del 2022 ha previsto l’abolizione del Reddito e della Pensione di Cittadinanza, con disposizioni specifiche per i percettori di RdC.
Per i nuclei non rientranti nelle categorie di minori, persone con disabilità o con almeno 60 anni di età, è stato stabilito il limite di fruizione di sette mensilità nel 2023. Successivamente, il decreto-legge n. 48/2023 ha introdotto due nuove misure:
- il Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL) a partire dal 1 settembre 2023
- e l’Assegno di Inclusione (ADI) dal 1 gennaio 2024.
A queste due nuove misure è dedicato il report dell’Osservatorio statistico, la cui prima edizione svolge una funzione di introduzione normativa e di sintesi delle principali evidenze emerse nelle Regioni italiane.
IL REPORT: dati significativi dalla Sicilia e al Mezzogiorno
Il report dell’Inps evidenzia una marcata concentrazione dei beneficiari nel Sud e nelle Isole italiane. Nei primi sei mesi del 2024, circa 698 mila nuclei familiari hanno beneficiato dell’Assegno d’Inclusione (ADI), coinvolgendo 1,68 milioni di persone, con un’importante concentrazione nel Sud Italia e in Sicilia.
L’importo medio mensile erogato è stato di 618 euro. Il 69% dei nuclei beneficiari si trova nelle regioni del Sud e nelle Isole, il 18% nel Nord e il 13% nel Centro.
Il numero medio di componenti per nucleo familiare è di 2,4 persone, con un picco di 2,6 al Sud e nelle Isole, mentre al Nord è inferiore, pari a 2,0. Conseguentemente, il 74% delle persone coinvolte risiede nelle regioni meridionali. La Sicilia è al secondo per nuclei familiari beneficiari (145.250) e numero di persone coinvolte (387.169).
Come mostrato nella fotografia dell’Inps, questi nuclei a livello nazionale sono così composti:
-in 260.000 sono presenti minori;
-in 239.000 sono presenti disabili;
-in 297.000 sono presenti persone di almeno 60 anni di età;
-in 6.000 ci sono persone in condizioni di svantaggio.
Nel solo mese di maggio 2024, il numero di nuclei beneficiari di ADI era di 625 mila, con un importo medio mensile di 617 euro. Il sussidio medio al Sud è stato di 631 euro, superiore ai 578 euro medi al Nord.
In Sicilia, l’Inps ha erogato 603.587 prestazioni di Assegno Unico Universale (Auu), posizionandosi come la quarta regione dopo Lombardia, Campania e Lazio. Inoltre, sono state accolte 146.934 domande per l’Assegno di Inclusione e 19.000 per il bonus nido.
Per quanto riguarda il Supporto alla Formazione e al Lavoro (SFL), tra settembre e dicembre 2023, 33 mila persone hanno avuto domanda accolta. Tra gennaio e giugno 2024, 93 mila richiedenti sono stati accolti, portando il totale a 126 mila dal primo giorno di erogazione della misura fino al 30 giugno 2024.
Anche in questo caso, i beneficiari sono concentrati nel Sud e nelle Isole, che rappresentano il 78% del totale, seguiti dal Nord con il 13% e dal Centro con il 9%.
La Campania è la regione con il maggior numero di richiedenti accolti (28%), seguita da Sicilia (18%), Puglia (12%) e Calabria (11%), che complessivamente ospitano il 69% dei beneficiari.
Nel mese di maggio 2024, i beneficiari del SFL sono stati circa 57 mila, di cui 32 mila donne e quasi 25 mila uomini; il 50% di questi beneficiari ha un’età compresa tra 50 e 59 anni.
Questi dati evidenziano la forte concentrazione delle misure di sostegno economico nel Mezzogiorno, dove la necessità di interventi sociali ed economici è più marcata.
“Il numero crescente di nuclei bisognosi di assistenza domestica in Italia va di pari passo – afferma Luca Di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche Idos – con la crisi demografica del Paese e il cronico invecchiamento degli autoctoni. Due criticità strutturali, quelle del fabbisogno di cura e della denatalità, cui gli immigrati potrebbero dare un apporto ancora più apprezzabile se si razionalizzassero le politiche sull’ingresso e la permanenza regolare degli stranieri in Italia, e in particolare quelle spesso contorte che ne normano l’inserimento occupazionale, dalla rilevazione del fabbisogno di manodopera straniera alla determinazione delle quote, alla chiamata nominativa al buio, al click day, all’asseverazione di sostenibilità economica e alla verifica della indisponibilità di lavoratori italiani”.
Fonte Dati: Report Inps -OSSERVATORIO STATISTICO SU ASSEGNO D’INCLUSIONE E SUPPORTO FORMAZIONE E LAVORO
Disagio sociale, il report della Cgil Sicilia: “Sono 100 mila le famiglie in difficoltà“
In un altro report della Cgil Sicilia, pubblicato pochi giorni fa, viene evidenziato il fatto che la cancellazione del reddito di cittadinanza alla Sicilia sono venuti meno 700 milioni in 12 mesi.
Le misure che lo hanno sostituito hanno coinvolto infatti un numero inferiore di persone e di nuclei familiari: 351.200 con l’assegno di inclusione (Adi) contro le 446.976 del reddito di cittadinanza (142.250 nuclei familiari contro 236.000).
E le persone destinatarie del supporto formazione lavoro, 17.217 hanno in media percepito 2,3 mensilità su 10.
Sono i dati dell’Osservatorio nazionale Inps elaborati dalla Cgil siciliana, secondo la quale “il governo nazionale fa cassa sulla povertà e sul disagio sociale– scrivono in una nota Alfio Mannino, segretario generale e Francesco Lucchesi, componente della segreteria regionale– mentre il governo regionale tace e accumula ritardi che sono la causa dei mancati pagamenti”.
“Di fatto– aggiungono– quasi 100 mila famiglie siciliane sono senza sussidio e non certo perché è aumentata l’occupazione e con essa i redditi. Questi ultimi- sottolineano- sono tra i più bassi d’Italia e l’indice di povertà resta alto”.
Mannino e Lucchesi rilevano che “per quanto riguarda la formazione di supporto al lavoro i mancati pagamenti sono responsabilità della regione che non ha monitorati l’attività degli enti di formazione in merito ai corsi”. “Non si può – dicono ancora- non tenere conto dei soggetti più fragili, aggiungendo anche questo alla mancanza di politiche di sviluppo per il Mezzogiorno e misure affossa-Sicilia come l’autonomia differenziata”.
L’analisi territoriale della Cgil Messina: “Il 36% in meno di nuclei familiari beneficiari”
A questa si aggiunge anche l’analisi della CGIL Messina – che sul territorio ha indicato che quando vi erano 21.651 nuclei familiari (di cui 13.817 nel solo Comune di Messina) per un totale di 47.220 persone (di cui 31.999 a Messina città), che percepivano il Reddito di cittadinanza, a Maggio 2024 risultano in Provincia di Messina 13.857 nuclei beneficiari per un totale di 33.275 con l’Assegno di Inclusione (ADI).
Vi sono dunque 7.794 nuclei familiari in meno (il 36% in meno), per un totale di 13.945 persone.
“A pagare le spese della restrizione dei requisiti – osserva Stefania Radici, Segretaria della CGIL Messina con delega al welfare, che prosegue con l’analisi di quanto emerso dal primo report – sono stati in particolare i nuclei familiari con un singolo componente, poiché l’ADI è riconosciuto ai nuclei familiari che abbiano almeno un componente con disabilità, un minorenne; con almeno 60 anni di età, o in condizione di svantaggio e inserito in programma di cura e assistenza dei servizi sociosanitari territoriali, certificato dalla pubblica amministrazione”.
A livello nazionale, infatti, solo lo 0,96% dei beneficiari del SFL sono persone in condizione di svantaggio senza minori, disabili o over 60. Il SFL è destinato ai singoli componenti di nuclei familiari tra i 18 e i 59 anni con un ISEE familiare non superiore a 6.000 euro annui, che non possono accedere all’Assegno di Inclusione e sono considerati occupabili.
Tuttavia, l’erogazione del beneficio economico è subordinata alla partecipazione a corsi di formazione che sono in ritardo, con una media di solo 2,3 mensilità pagate tra settembre 2023 e giugno 2024. Molti beneficiari, al termine delle dodici mensilità, non avranno un sostegno sufficiente per entrare nel mercato del lavoro.
Più della metà delle domande presentate e accolte – si segnala con la lettura dei dati – proviene da persone che hanno dai 50 ai 59 anni. Quanto questi siano effettivamente occupabili sarebbe da verificare. Eppure non esistono meccanismi di valutazione da parte dei servizi sociali, né la possibilità di integrare il requisito demografico dell’età (18-59 anni), con un criterio che tenga maggiormente conto della possibilità per le persone di trovare un lavoro (livello di istruzione, competenze, esperienze lavorative precedenti, durata della disoccupazione). È poco realistico pensare che un ultracinquantenne, con basso titolo di studio e disoccupato di lungo periodo, possa fare un corso di formazione ed essere inserito nel mercato del lavoro. Criticità che comunque non riguarda solo gli over 50, ma tutta la platea dei fruitori, se si considera che l’inserimento lavorativo dei soggetti fragili, anche dopo il conseguimento di un titolo o di una qualifica, non è automatico sia perché la domanda di lavoro nel nostro tessuto produttivo è abbastanza limitata, sia perché finora sgravi ed agevolazioni non hanno incentivato le assunzioni dei percettori di misure di contrasto alla povertà”.
“Oltre a chiedere che a gran voce si facciano sentire anche dal nostro territorio le criticità a queste misure di tipo categoriale e, per certi versi discriminatorie, che non risolvono il problema della povertà e dell’esclusione sociale, avanziamo richieste per fare fronte a queste criticità e dare risposte ai bisogni sociali presenti” – aggiunge il Segretario generale della CGIL Messina Pietro Patti.
Per Cgil Messina e il segretario Francesco Fucile, è cruciale potenziare organici nei servizi sociali e nei centri per l’impiego per supportare i beneficiari in percorsi di inclusione sociale e lavorativa. Le risorse del Fondo Povertà, previsto dalla Legge 178/2020, offrono contributi per l’assunzione di assistenti sociali, garantendo livelli essenziali delle prestazioni sociali. Si propone anche un coordinamento metropolitano per misure anti-povertà, in collaborazione con Distretti socio-sanitari e reti territoriali, per migliorare raccolta dati, programmazione e interventi.
Inoltre, le istituzioni devono stimolare le aziende a offrire reali opportunità lavorative e sostenere iniziative di economia sociale, come comunità energetiche rinnovabili e cooperative di comunità, per promuovere rigenerazione sociale, economica e urbana.
“Se l’obiettivo è quello di aggredire le condizioni di fragilità delle persone – concludono Patti e Radici – il metodo non può che essere quello di creare reti collaborative con diversi attori del territorio, per mettere a valore conoscenze, competenze, risorse e opportunità e, soprattutto. tessere trame di comunità, in un contesto sociale sempre più sfilacciato e frammentato”.
Assegno d’Inclusione (ADI)
L’Assegno d’Inclusione (ADI) è una misura nazionale finalizzata a sostenere i nuclei familiari in difficoltà economica attraverso percorsi di inserimento sociale e lavorativo. Per accedervi, è necessario soddisfare specifici requisiti di residenza, cittadinanza e soggiorno, oltre a una valutazione economica basata sull’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE).
Il beneficio è riconosciuto ai nuclei familiari che includono almeno un componente in una delle seguenti condizioni: disabilità, minore di età, persona con almeno 60 anni o individuo in condizioni di svantaggio certificato dai servizi sociosanitari territoriali.
L’importo dell’ADI è calcolato secondo una scala di equivalenza che tiene conto dei membri della famiglia in una delle suddette condizioni, nonché di eventuali componenti che svolgono funzioni di cura.
L’integrazione al reddito familiare può arrivare fino a 6.000 euro annui, o 7.560 euro se il nucleo è composto da persone tutte di età pari o superiore a 67 anni o con gravi disabilità. Le famiglie residenti in abitazioni in affitto possono ricevere un’integrazione fino a un massimo di 3.360 euro annui, o 1.800 euro annui per i nuclei composti da persone tutte di età superiore a 67 anni o con gravi disabilità.
L’importo minimo del beneficio non può essere inferiore a 480 euro annui. L’ADI è erogato mensilmente per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi, con possibilità di rinnovo per ulteriori periodi di 12 mesi, previa sospensione di un mese tra i rinnovi.
Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL)
Il Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL) è una misura complementare all’ADI, destinata ai singoli componenti dei nuclei familiari di età compresa tra 18 e 59 anni, con un valore ISEE non superiore a 6.000 euro annui, che non hanno i requisiti per l’ADI.
Per accedere al SFL, è necessaria la registrazione nella piattaforma SIISL (Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa) e l’inserimento del curriculum vitae, oltre alla sottoscrizione del Patto di Attivazione Digitale (PAD) e del Patto di Servizio Personalizzato presso il Centro per l’Impiego.
Il beneficio economico previsto dal SFL è di 350 euro mensili, erogati per un massimo di 12 mesi, subordinati alla partecipazione a progetti di formazione, qualificazione e riqualificazione professionale, orientamento e accompagnamento al lavoro