Sono ore caldissime quelle del trasporto pubblico locale siciliano. Tra incertezza e inefficienza, Ast non è ancora riuscita a ritrovare la bussola smarrita.
Sembra che le scosse di non troveranno fine se non prima dell’approvazione del Piano industriale. Proprio su quest’ultimo sono concentrate, ancora più intensamente rispetto ai mesi scorsi, tutte le forze dell’azienda partecipata della Regione. La situazione è complessa, ma capiamo perché.
L’ultimo incontro tra assessore all’Economia, sindacati e azienda si era concluso con dei chiari intenti e impegni altrettanto individuati tra le parti, con la promessa di una riunione, a data da stabilirsi, nell’attesa dell’approvazione di una delle principali chiavi di volta di tutta la grande matassa ingarbugliata di Ast. E qui giunge il momento più delicato. Da poco più di una settimana la società ha formalmente trasmesso il Piano industriale e la richiesta di risedersi al tavolo con gli assessori Aricò e Falcone, è già stata inoltrata per provare a chiudere la vicenda.
A breve il presidente Giovanni Giammarva spegnerà le candeline per il suo primo anno di mandato. Proprio a cavallo tra marzo e aprile Schifani aveva azzerato il Cda, designato i nuovi amministratori e investito della nomina l’ex presidente del Palermo calcio. Neanche il tempo di accomodarsi alla nuova scrivania e Giammarva ha dovuto fare i conti con una vera e propria montagna di nodi da sbrogliare.
Nonostante i primi rinvii, è subito partita la corsa contro il tempo per l’adozione dei bilanci 20-21 e 20-22, portata a termine entro la fine dell’anno e che ha registrato 13,7 milioni di euro di perdite nel 2021 e 1,8 milioni per il 2022. A mancare è l’approvazione da parte del socio unico, la Regione Siciliana. Tra tagli di corse e disservizi, il 2023 non è certamente stato l’anno di Ast ma la continuità dimostrata dai numeri aveva fatto presagire una previsione positiva, fino a un bilancio in equilibrio. Il secondo barlume di speranza era stato acceso dalla Finanziaria ma come un cerino la fiammella si era lentamente spenta dopo lo stralcio dei 20 milioni destinati alla ricapitalizzazione. Tutte le tensioni, a fine gennaio, sono sfociate nella mobilitazione dei lavoratori, inermi davanti al futuro in bilico della partecipata.
La consegna del Piano industriale e i mal di pancia sarebbero legati tra loro. Certamente non è la prima volta che notizie su possibili dimissioni dei vertici circolano in maniera insistente e coincidono ogni qual volta l’aria di solitudine si infittisce. Questa volta la causa sarebbe riconducibile a un muro e una risposta negativa relativa al documento. Qualora l’ipotesi dovesse riscontarsi nella realtà getterebbe ulteriormente nello sconforto. Come c’è anche la possibilità che ogni cosa rispetto al management rimanga al proprio posto e si vada avanti stringendo i denti.
Unico dato di fatto, al momento concreto, riguarda Parlavecchio. Già da gennaio il direttore generale di Ast sarebbe potuto andare in pensione ma il suo incarico, dopo una formale richiesta della Regione, è stato protratto fino alla chiusura del percorso di salvataggio e rilancio dell’azienda.
La palla, adesso, passa nuovamente tra le mani della presidenza della Regione. Nel corso del confronto con l’assessorato all’Economia e quello ai Trasporti, che detiene la gestione e l’organizzazione dell’azienda e delle linee, sarà trovata la giusta quadra? Al momento, le uniche date contrassegnate di rosso nel calendario sono le gare per il trasporto pubblico locale, previste in estate, con in ballo 62 milioni di chilometri di percorrenza.