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Attacchi al Sud, Verna a Papatheu: “La sua rabbia è la mia, problema pecore nere”

giovedì 23 Aprile 2020
Urania Papatheu e Carlo Verna

La senatrice siciliana di Forza Italia, Urania Papatheu, protesta per i continui attacchi mediatici al Sud e alla sua protesta, formalizzata con una nota inviata già nei giorni scorsi al presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna, ha risposto proprio il n.1 dell’Odg, che ha espresso analogo sdegno per i gravi episodi ormai da tempo in atto e culminati nelle scorse ore nella dichiarazione choc di Vittorio Feltri “I meridionali sono inferiori”.

“Le parole di Feltri, che considera “I meridionali inferiori” – afferma Papatheu –, sono l’ennesimo strepito astioso di una penna ormai attempata e di altri personaggi che hanno dismesso i panni di rappresentanti dell’informazione per ergersi ad opinion leader di una disinformazione che sparge veleni nel Paese. Nulla cambia il tentativo da parte di Feltri di un chiarimento che ha reso, anzi, ancora più grave il senso di da lui asserito. L’Ordine dei Giornalisti non può e non deve più consentire le esternazioni farneticanti di chi vuole assurgersi al ruolo di fustigatore del Sud attraverso continue manifestazioni di odio nei confronti di milioni di cittadini. Per questo ho già scritto al presidente nazionale dell’OdG, Carlo Verna, ricevendo una sua pronta risposta. Condivido con Verna l’importanza di un’assunzione di “responsabilità della dignità della funzione”, ma soprattutto la consapevolezza che ci sia “il problema delle pecore nere”. La decisione dell’OdG di valutare azioni legali per danno di immagine sulla categoria dev’essere il punto di partenza per dire basta a questa vergogne”.

“Nessuno mette in discussione la libertà di opinione – continua Papatheu -, che però non può diventare strumento incontrollato di istigazione al razzismo. E’ tempo di giornalisti e uomini veri, non di bulli e santoni da talk show. Questa continua denigrazione dei meridionali ha stancato e sta fomentando pericolose tensioni e nuove divisioni tra Nord e Sud in un momento in cui l’Italia ha bisogno di unire le forze contro una crisi epocale che colpisce tutti. Nell’Italia che deve rialzarsi non ci può essere spazio per il penoso show anti-terroni di qualche “smemorato di Bergamo” che dimentica la storia dell’Italia e fa finta di non conoscere quella di questi giorni”.

Il presidente dell’OdG, Verna, ha risposto così a Papatheu: “Gentile senatrice, condivido totalmente la sua analisi e faccio mia la sua rabbia per alcune espressioni fortunatamente minoritarie della professione che ho l’orgoglio di rappresentare. Nel complesso il giornalismo sta rispondendo mi sembra con responsabilità e consapevolezza della dignità della funzione. C’è il problema però delle “pecore nere”. Il presidente dell’Odg ha, inoltre, scritto alla sen. Papatheu: “Sono orgoglioso di essere giornalista, italiano e anche del nostro Sud”.

Durissima, invece, la risposta diretta che Verna ha riservato a Feltri. “Sono nato in uno storico palazzo nel cuore di Napoli in via Foria dove Luciano De Crescenzo girò diverse scene del suo famoso ‘Così parlò Bellavista’. In quell’edificio dove campeggia uno stemma in cui si legge ‘numquam retrorsum’, giammai indietreggeremo, non ci sono ascensori. Ma il Professore ne simulò scenograficamente l’esistenza per una scena sublime. La coesistenza obbligata nel buio e nel silenzio del napoletano e del milanese (interpretato dall’impareggiabile attore meneghino Renato Scarpa) che si guardavano con sospetto e che all’improvviso incontrandosi scoprirono reciprocamente un filo umano che li univa molto più resistente degli stereotipi divisivi, facendo scoccare la scintilla dell’amicizia”.

“Un sentimento – continua la nota diVerna –  che deve estendersi in questi giorni di una prova difficilissima. Napoli è Milano, Milano è Napoli, Italia, Europa (nonostante le spine), mondo, umanità. Quei tanti morti lombardi per lo spirito di Bellavista sono i nostri morti. De Crescenzo è stato Napoli, Feltri non è Milano, non lasciamoci trascinare fuori da quell’ascensore. Se non si sale si scende così come Papa Francesco sottolinea che chi non progredisce regredisce“. 

“Perché scrivo, perché me ne occupo a costo di apparire sdolcinato? Cambio subito tono, assumendo le vesti di presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, che si ritrova tra gli iscritti questo nome (Vittorio Feltri, ndr) noto anche per la sua capacità di essere urticante, in passato pure in maniera brillante ma negli ultimi tempi fuori dalle righe e meritevole di ampie reprimende come seminatore d’odio. In tanti scrivono per sollecitare di metterlo fuori della nostra comunità professionale. Si può fare attraverso un regolare procedimento guidato da un autonomo consiglio di disciplina – conclude –. È competente quello del luogo dove il giornalista è iscritto, ovvero nel caso specifico quello della Lombardia, che naturalmente deve essere attento sempre nelle sue pronunce alle libertà garantite dall’art. 21 della Costituzione, anche se sottolineo il principio di non discriminazione insito nell’art.3 noto per sancire l’uguaglianza, e ai giuristi indicherei la strada della valutazione della cosiddetta legge Mancino. È lo stato diritto che dal 2012 ha voluto la separazione dei poteri anche nell’ambito degli ordini professionali. Con chi giudica nessuno può interferire”.

“Sarebbe come chiedere conto a un Presidente del consiglio dell’azione, dell’omissione o della fondatezza della pronuncia di un magistrato. Non si può fare. Posso solo chiedere scusa a mio nome e a quello della stragrande maggioranza di colleghi che hanno lo stesso tesserino di Feltri, per il reiterato atteggiamento di vacua ostilità. Lo trovo indegno ma mi adeguo e amo Milano come Napoli, di cui sono sempre rimasto orgoglioso cittadino. Con Luciano e Renato accendiamo le due candeline nel silenzio dell’ascensore, come nel film, distanti dal rumore di Vittorio“, conclude Verna.

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