Si conclude con l’archiviazione l’inchiesta bis sull’attentato fallito all’ex presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci. Era stata avviata dalla procura di Messina a seguito dell’acquisizione della relazione della Commissione regionale antimafia che aveva puntato i fari sull’attentato mafioso subito da Antoci la notte tra il 17 e il 18 maggio 2016 sollevando alcune questioni, ritenendo in conclusione – questa la tesi dell’Antimafia – che l’ipotesi del fallito attentato mafioso fosse la meno plausibile.
L’indagine si è conclusa con una richiesta di archiviazione accolta dal gip Simona Finocchiaro. Per il gip “sebbene le indagini non abbiano consentito di risalire agli autori dell’attentato, alle sue modalità, al movente, la conclusione raggiunta dalla Commissione, appare preconcetta e comunque non supportata da alcun dato probatorio“. Il gip, nel decreto di archiviazione scrive inoltre che “eventuali illazioni sul coinvolgimento di Antoci e degli uomini della sua scorta o ancora di Manganaro e Granata appaiono pure elucubrazioni mentali non corroborate da alcun dato probatorio”. Infine, “l’attento esame delle criticità rilevate dalla commissione – scrive ancora il gip – non ha tuttavia fornito alcuni valido spunto investigativo e questo giudice ritiene che le conclusioni cui è giunto anche in questo procedimento, l’ufficio di procura – da ritenersi in questa sede integralmente richiamate – meritino accoglimento”.
Erano tre le ipotesi sollevate dalla Commissione Antimafia dell’Ars sul fallito attentato all’ex presidente del parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci. Ipotesi che lo stesso gip richiama nel decreto di archiviazione dell’inchiesta bis sull’attentato mafioso fallito. Il gip nel provvedimento ricostruisce che la Commissione aveva rilevato “criticità investigative”, ipotizzando che poteva trattarsi di “un attentato mafioso fallito, di un atto puramente dimostrativo o di una simulazione” e che “delle tre ipotesi formulate, il fallito attentato mafioso con intenzioni stragiste apparisse la meno plausibile”. Aveva anche auspicato che si tornasse a indagare. E cosi’ è stato la procura di Messina ha acquisito quelle conclusioni riaprendo un’inchiesta. Il gip ricostruisce che il procedimento è stato avviato “al fine di una eventuale rivalutazione degli atti d’indagine acquisiti tenendo conto delle divergenze e criticità rilevate dalla Commissione medesima, nonché al fine di una eventuale implementazione dell’attività d’indagine”. Ma l’esame delle criticità che aveva sollevato la Commissione, scrive ancora il gip, “non ha tuttavia fornito alcun valido spunto investigativo”.