Natale all’insegna della speranza di una vita all’insegna della normalità per alcune delle tante (troppe) famiglie di messinesi costretti da decenni a vivere in condizioni indegne nelle baracche della città. Aspettando una svolta e che il governo Conte riconosca una volta per tutte la grave situazione in atto a Messina, scaturita dai lontani accadimenti del terremoto del 1908, intanto sono state consegnate dal Comune e da Arisme (Agenzia per il Risanamento di Messina) le nuove abitazioni ad alcune famiglie.
“Altre 14 famiglie passeranno il Natale in una casa normale – annuncia il sindaco Cateno De Luca -. Si tratta di quattordici famiglie di Camaro San Paolo che da generazione in generazione da circa cento anni vivevano sotto l’amianto in uno degli anfratti del complessivo lebbrosario messinese. Mentre la politica blasonata continua a mortificare la nostra città noi cerchiamo con i nostri modesti ma efficienti mezzi, leggasi Arisme, di far uscire più famiglie possibili dalle baracche”.
Proprio in questi giorni il sindaco di Messina aveva scritto una lettera al premier Conte, invitandolo provocatoriamente a “trascorrere il Natale a Messina, tra le baracche”. Per toccare con mano l’emergenza. L’invito, De Luca lo ha davvero rivolto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per sollecitare un’assunzione di responsabilità da parte del governo su questa vicenda. A scatenare, una volta di più, la protesta e l’indignazione della città è stato il no della commissione Bilancio agli emendamenti sul risanamento. Un diniego sul quale da Palazzo Zanca è stato lanciato un chiaro monito al governo Conte: “Non possiamo tollerare più un solo giorno il persistere di questa situazione».
La questione, come evidenziato nella lettera, riguarda “una baraccopoli in pieno centro urbano estesa in 9 ambiti da risanare per oltre 230 mila metri quadrati”, e di conseguenza condizioni di degrado assoluto che interessano “2 mila nuclei familiari, oltre 8 mila persone, 8 mila italiani”. De Luca ha rimarcato che “dal terremoto del 1908 ad oggi si sono alternati 67 governi della Repubblica e in 112 anni il problema del risanamento non è mai stato risolto e l’emergenza Covid ha creato una sorta di polveriera sociale poiché è impossibile rispettare le direttive discendenti dai Dpcm”. Le stesse autorità sanitarie hanno accertato “un alto rischio di contrarre malattie polmonari in questi non luoghi, se ci fosse un solo caso di coronavirus lì ci sarebbe un’ecatombe”. Eppure il governo Conte fa ancora orecchie da mercante, come d’altronde i precedenti esecutivi, e non riconosce – e non pone rimedio a – una vergogna storica che rappresenta una ferita indelebile impressa nella carne dei messinesi.