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il ricordo

Beppe Alfano, 30 anni dall’assassinio. Mattarella: “Incarnazione di legalità e giustizia”

domenica 8 Gennaio 2023
Sergio Mattarella -
Sergio Mattarella

Era l’8 gennaio 1993 quando venne assassinato Beppe Alfano. Oggi, a 30 anni dalla tragica morte del giornalista e sindacalista messinese per mano della mafia, in molti hanno deciso di onorare il suo ricordo.

“Nel trentesimo anniversario dell’uccisione di Giuseppe Aldo Felice Alfano, mi unisco al cordoglio dei familiari, ricordando il suo inestimabile impegno civico. Beppe Alfano fu vittima di un vile attentato di matrice mafiosa mentre era alla guida della sua auto:

Sergio Mattarella

un evento tragico che sconvolse la Città di Barcellona Pozzo di Gotto. I valori di legalità e giustizia, fondamento del nostro sistema democratico, a cui Alfano si ispirava nello svolgimento della sua attività, non furono scalfiti da un delitto così spregevole. Con le sue inchieste Beppe Alfano narrava una realtà complessa, con l’obiettivo di svelarne le verità contro ogni forma di connivenza e corruzione. La lotta alla criminalità organizzata era per lui un impegno da perseguire con dedizione, all’insegna di una società libera dalla sopraffazione. Una dedizione che è rimasta impressa nella memoria collettiva: la sua immagine rappresenta un modello per le generazioni di ogni tempo. Il contrasto alle mafie è una responsabilità comune. Il contributo di ciascuno è elemento imprescindibile per una effettiva cultura della legalità che sia esperienza e dovere sociale. La Repubblica rende omaggio alla sua memoria”. Lo scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nell’anniversario della uccisione di Beppe

Alfredo Antoniozzi

“Trent’anni fa veniva barbaramente ucciso dalla mafia Beppe Alfano, giornalista coraggioso e anche uomo di quella destra missina che oggi viene criticata ma che ha dato grandi uomini alla nostra nazione”. Lo afferma l’on Alfredo Antoniozzi vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Ringrazio il presidente Mattarella per averlo ricordato – aggiunge – trent’anni dopo quell’omicidio che ancora oggi non ha avuto giustizia. Beppe Alfano era un uomo coraggioso e anticonformista al punto di rifiutare l’iscrizione all’albo dei giornalisti. Fu ucciso perché cercava verità nell’interesse della Sicilia che amava molto e nel sogno di estirpare il cancro della mafia da quella meravigliosa isola. Le parole del presidente Mattarella – conclude Antoniozzi – confortano nel ricordo di un uomo che ha dato la sua vita per la legalità” . 

“30 anni fa moriva Beppe Alfano, militante di destra, sindacalista, docente e corrispondente del quotidiano “La Sicilia”,

Carolina Varchi

assassinato dalla mafia perché raccontò storie di interessi illeciti, corruzione e infiltrazioni. Grazie al Presidente Mattarella per aver ricordato Alfano, un siciliano di cui tutti siamo orgogliosi. Il suo ricordo diventi patrimonio condiviso per onorarne la memoria e non dimenticarne il sacrificio, in attesa che sia fatta piena luce sulla vicenda”. Così ha dichiarato la deputata di Fratelli d’Italia e vicesindaco di Palermo, Carolina Varchi.

“L’8 gennaio ricorre il trentesimo anniversario della morte di Beppe Alfano, il giornalista siciliano ammazzato dalla mafia. Il ricordo del suo impegno civile è ancora vivo in noi: Beppe sfidò a viso aperto la mafia, denunciando malaffare e intrecci con la politica. Una guerra quella di Beppe, combattuta da cronista vero, con le sole armi delle parole e della verità. Beppe non ha mai nascosto le sue idee di destra. Per la nostra comunità resterà un eroe, le sue battaglie per la legalità hanno ispirato e continueranno a ispirare la nostra azione nelle Istituzioni”. A dirlo il deputato di Fratelli d’Italia Alessandro Amorese, capogruppo di Fdi in Commissione Cultura.

Intorno alle 22:00, Beppe Alfano fu colpito da tre proiettili calibro 22 mentre era fermo alla guida della sua Renault 9 amaranto in via Marconi a Barcellona Pozzo di Gotto. Alla morte seguì un lungo processo, tuttora non concluso, che condannò un boss locale, Giuseppe Gullotti, all’ergastolo per aver organizzato l’omicidio, lasciando ancora ignoti i veri mandanti e le circostanze che provocarono l’ordine di morte nei suoi confronti.

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