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Seconda parte

Francesco Zavatteri: “Chi spaccia il crack vende morte ai ragazzi” CLICCA PER IL VIDEO

martedì 23 Aprile 2024

Di Joska Arena e Samuele Arnone

Seconda parte dell’intervista de ilSicilia.it a Francesco Zavatteri, padre di Giulio, giovane artista palermitano, ucciso da un’overdose di crack all’età di 19 anni il 15 settembre 2022. L’importanza delle strutture a bassa media e alta soglia nei quartieri delle città, le proposte dal basso e le iniziative legislative in corso d’opera sul tema della tossicodipendenza.

Leggi qui la prima parte dell’intervista

 

Francesco e Giulio Zavatteri

 

Francesco Zavatteri riconosce l’urgenza di un maggiore impegno per la nascita di una rete di professionalità e strutture sul territorio a bassa, media e alta soglia, dedicata alle persone che vivono il dramma quotidiano della dipendenza dalle sostanze stupefacenti. “Curare chi ha bisogno di essere curato è un aspetto fondamentale in questo momento di crisi in cui il fenomeno del crack sta dilagando soprattutto nelle periferie, ma non basta. Bisogna lavorare sul bello, sulla cultura, sulle strutture dove fare sport, dove fare incontrare i ragazzi e far passare dei messaggi corretti. Spazi dove si possono creare momenti di dibattito, incontri dove far rinascere ragazzi e ragazze che fino a questo momento sono stati abbandonati al loro destino”.

 

 

 

LA RISPOSTA DELLE ISTITUZIONI

Un progetto importante e concreto è stata la creazione di una nuova struttura ed un nuovo servizio in grado di offrire assistenza diretta, immediato e tempestivo trattamento, supporto medico-sanitario e sociale alle persone con dipendenza da sostanze, in particolare crack e cocaina. È il “Centro di pronta accoglienza” realizzato da Regione siciliana e Asp di Palermo all’interno dell’edificio 13 del presidio Pisani di via La Loggia, inaugurato il 26 gennaio 2024.

 

Centro di prima accoglienza

 

La struttura sorge in un padiglione di proprietà dell’Azienda sanitaria provinciale in cui opera un team multiprofessionale, che garantirà particolare attenzione anche ai familiari dei pazienti attraverso attività informative e psicoeducative.

Una equipe di operatori che si pone come una struttura “intermedia” tra la strada, le aree di emergenza e le strutture terapeutiche maggiormente specializzate, con una proposta che non si limita alla gestione dell’urgenza, ma prevede un accompagnamento “motivazionale” verso il prendersi cura di se stessi.

 

 

Centro di pronta accoglienza

In pochi mesi di lavori, realizzati nel rispetto delle indicazioni della soprintendenza ai Beni culturali, sono state realizzate stanze di degenza, spazi ricreativi e per le attività riabilitative, stanza medici, infermeria, sala mensa, servizi igienici e spazi per colloqui con i familiari.

Il progetto pilota (il primo in Sicilia e tra i primi in Italia a gestione diretta di un’Azienda sanitaria) è stato finanziato con poco più di 2 milioni di euro per 2 anni (per metà dell’area Salute mentale del Piano sanitario nazionale 2022), messe a disposizione dall’assessorato regionale della Salute e per la restante parte dall’Asp di Palermo.

 

 

La struttura, che si estende su una superficie di 800 mq., è stata inaugurata dal Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, alla presenza, tra gli altri, proprio di Francesco Zavatteri, del sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, del Prefetto, Massimo Mariani, del Questore, Vito Calvino, del Comandante provinciale dei carabinieri, Luciano Magrini, del Comandante provinciale della Guardia di Finanza, Domenico Napolitano, del Presidente del Tribunale di sorveglianza, Nicola Mazzamuto, del Procuratore regionale della Corte dei conti, Pino Zingale, del Vicepresidente della Commissione regionale Antimafia, Ismaele La Vardera, e del Commissario straordinario dell’Asp di Palermo, Daniela Faraoni.

 

Emergenza crack in Sicilia: a Palermo inaugurato il primo Centro di pronta accoglienza CLICCA PER IL VIDEO

 

Francesco Zavatteri tratteggia e descrive alcune proposte e iniziative che sono state messe in campo in quest’ultimo periodo: “Tutto parte dall’approvazione del ddl “Dalla dipendenza all’interdipendenza” a cui ha lavorato tantissimo la professoressa Clelia Bartoli con i giovani studenti del dipartimento di Giurisprudenza che hanno fatto un lavoro incredibile, partendo da zero, con il supporto della Casa di Giulio, di Sos Ballarò e di altre realtà associative di Palermo, da lì si avrà l’approvazione dei LEA (livelli essenziali di assistenza, ndr) e da lì partirà tutto”.

Zavatteri sulla reazione della politica ai suoi appelli dichiara che “molti politici e autorità quando mi sentono parlare si sono emozionati e si sono messi tutti a collaborare e questa penso che sia la cosa più bella, perchè se la società civile, i giornalisti, i politici, le istituzioni e le forze dell’ordine sono uniti forse potremo riuscire a fare qualcosa per i nostri figli e i figli di tutti. È una cosa che, se non la fermiamo adesso, capiterà ancora a tanti tanti altri ragazzi di questa generazione e quella successiva”.

 

 

Francesco Zavatteri non nasconde la difficoltà dell’attuale quadro della situazione a Palermo e in Sicilia in merito alle strutture. “Non esistono comunità per ragazzi in dipendenza da sostanze stupefacenti minori, non esistono comunità a doppia diagnosi (cura e riabilitazione), non esistono i drop-in, non si è fatta mai prevenzione e informazione sui giovani sui danni dall’uso di droghe. Siamo partiti da zero, una situazione che tutti sapevano da almeno otto anni sulla diffusione e sullo spaccio del crack, erano usciti diversi articoli di giornale sul fenomeno, ma tutti facevano finta di non sapere, giravano lo sguardo dall’altro lato”.

 

 

È gravissimo quello che vivono oggi in molte famiglie per gli effetti diretti e indiretti della tossicodipendenza e Francesco lo ribadisce nuovamente con forza e decisione, diretto a chi alimenta questo mercato nei quartieri e le periferie delle città. “Oggi chi spaccia il crack deve rendersi conto che vende morte e malattia psichica a questi ragazzi e mi chiedo se loro farebbero una cosa del genere ai loro figli, io penso di no”.

 

 

 

 

 

 

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