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“Beppe Grillo sapeva delle firme false a Palermo”. Rischio convocazione in Procura

giovedì 17 Novembre 2016
Palermo, Sicilia, “Italia 5 Stelle”.

Beppe Grillo sapeva delle presunte firme false depositate dai 5stelle per le comunali di Palermo di quattro anni fa. Il capo politico, secondo fonti interne al M5s, avrebbe appreso le informazioni una decina di giorni fa, prima che due attivisti e la deputata regionale Claudia La Rocca collaborassero con la Procura ammettendo la ricopiatura delle firme dopo aver scoperto un errore sull’anagrafe di un candidato che avrebbe comportato l’esclusione della lista grillina dalle elezioni. Da Roma, fonti del movimento, fanno sapere che Grillo non avrebbe avuto alcun colloquio con il deputato La Rocca. A questo punto saranno i pm a fare chiarezza anche su questo aspetto che getta nuove ombre sullo scandalo. I magistrati nei giorni scorsi hanno convocato a Palazzo di giustizia quattro parlamentari regionali dei 5stelle (Giancarlo Cancelleri, Giampiero Trizzino, Gianina Ciancio e Stefano Zito) proprio per avere conferme sulla circostanza che il deputato La Rocca li avesse informati prima di presentarsi volontariamente in Procura per ammettere che lei quella sera, nella sede di via Sampolo dove si ricopiavano le firme, c’era.

Se anche Grillo fosse stato informato, i pm Dino Petralia e Claudia Ferrari a questo punto potrebbero convocarlo, anche lui nel ruolo di persona informata dei fatti. Cancelleri (M5s) prima di parlare con i pm aveva detto: “Non abbiamo riferito ai vertici nazionali il racconto della La Rocca sulla vicenda delle firme false. Ci siamo limitati ad ascoltarla e ad accogliere con felicità la sua intenzione di parlare con i magistrati”. Prima di recarsi volontariamente in Procura per raccontare la sua verità, il deputato La Rocca aveva parlato con i colleghi del gruppo parlamentare, riferendo il suo travaglio e spiegando che aveva intenzione di presentarsi ai magistrati per spiegare che anche lei era presente quattro anni fa quando furono ricopiate le firme apposte dai sostenitori della lista perché qualcuno si accorse che il luogo di nascita di uno dei candidati era stato trascritto in modo errato: Palermo anziché Corleone. Il timore tra gli attivisti presenti quella sera fu che a causa di quell’errore la lista potesse essere esclusa dalle elezioni. Quindi qualcuno avrebbe preso la decisione di ricopiare le firme, depositando poi gli elenchi. La Procura ha già ascoltato diverse persone.

L’indagine potrebbe concludersi tra qualche giorno con l’emissione degli avvisi di garanzia. Sulla vicenda si scatena il Pd. “Grillo sapeva? I cinquestelle di Palermo lo incastrano. Lo scandalo firme false s’ingrossa sempre di più, nell’assordante silenzio del blog” scrive, in un tweet, Ernesto Carbone, deputato e membro della segreteria dem. La senatrice del Pd Pamela Orrù parla di “nebulosa nonché infamante vicenda: una novità non da poco, visto che veniamo a sapere che Beppe Grillo era avvisato già da tempo su come erano andate le cose, da dieci giorni”. E Davide Ermini, esponente della segreteria dem, aggiunge: “Da Palermo fonti M5s dicono che Grillo sapeva delle firme false. Dai vertici dei 5 stelle dicono che non sapeva. Come a Quarto e sulle mail di Di Maio: nessuno sapeva, tutti sapevano. Resta il fatto che Grillo e Di Battista hanno mentito quando hanno provato a far passare per semplicemente copiate delle firme false. Falsità e cattiva coscienza. Grillo, Di Maio, Di Battista, parlate e non scappate”. (AM)

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