È scontro tra il consulente della difesa di Marcello Dell’Utri e i consulenti della Procura e dei Pm sulle intercettazioni delle conversazioni tra il boss Giuseppe Graviano e il detenuto Umberto Adinolfi ascoltate dalle microspie in carcere, nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia.
Esperti interpellati dal legale di Dell’Utri, sotto processo per la trattativa, hanno riascoltato le conversazioni captate in carcere e smentiscono che Graviano abbia mai pronunciato la parola “Berlusca“.
Si tratta di un passaggio chiave di uno dei dialoghi intercettati in cui, secondo l’accusa che ha depositato le conversazioni audio e le trascrizioni, il capomafia parla di presunti favori fatti da Silvio Berlusconi a Cosa nostra, che la mafia avrebbe ricambiato con le stragi del ’92 e del ’93.
Per il consulente di Dell’Utri, che verrà sentito oggi al processo sulla trattativa, Graviano non avrebbe detto “Berlusca” ma “bravissimo”.
L’esperto contesta anche la trascrizione di altri due dialoghi in cui, per la Procura, si parlerebbe di Berlusconi. In uno il nome dell’ex premier sarebbe incomprensibile, in un altro invece di “B” si sentirebbe “Mi”.
Il contrasto tra le interpretazioni resta, l’audio è molto confuso. La corte ascolterà di nuovo il nastro in camera di consiglio. Al termine dell’udienza di oggi, i giudici hanno respinto la richiesta dei pm di risentire il mafioso messinese Rosario Cattafi.
Il processo prosegue domani con l’esame di Graviano in videoconferenza che dovrebbe chiudere l’istruttoria dibattimentale. La procura dovrebbe cominciare la requisitoria a fine novembre.