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La strategia

Blindare Messina e mettere con le spalle al muro la sinistra: il piano di De Luca

martedì 23 Luglio 2024

A due anni dalle Regionali che lo avevano visto finire alle spalle del centrodestra ma che lo avevano spinto sino alle porte del 25%, Sud chiama Nord continua a perdere pezzi e per Cateno De Luca diventa sempre più stringente la necessità di rielaborare i piani e le strategie di un partito che è passato da 8 deputati a 4 all’Ars e che potrebbe fare i conti con ulteriori “mal di pancia”.

All’indomani del risultato deludente delle Europee, De Luca aveva parlato dei “prossimi 10 mesi” che rappresenteranno uno spartiacque per il movimento. E la traversata nel deserto è già iniziata. Ludovico Balsamo torna all’Mpa e allunga la sequenza sempre più significativa di addii, dopo quelli di Salvo Geraci, Alessandro De Leo, Salvo Giuffrida e senza dimenticare anche la fuoriuscita di Dafne Musolino a Roma, al Senato.

I prossimi 2 o 3 anni che non prevedono alcuna tornata elettorale rischiano di complicare ancora di più i piani di De Luca, che ora vuole andare alla resa dei conti con la sinistra, per capire in via definitiva se ci sono i margini per un’intesa in chiave futura o se ognuno andrà per la sua strada.

Il De Luca di questi giorni è una inedita versione decisamente moderata, il leader si è anche allontanato dai social (con un distacco che prosegue dal 13 luglio scorso) per una pausa mediatica di riflessione che rappresenta un inedito e che sinora si era verificata soltanto in occasione dei problemi di salute, affrontati e superati poi dal sindaco di Taormina.

E allora De Luca intende anche e soprattutto lanciare un segnale distensivo agli interlocutori e invitarli a tornare a trattare e ragionare sulle prospettive. Un modo per dire, insomma, che non intende “cannibalizzarli” e che bisogna sedersi ad un tavolo per individuare un punto di convergenza. De Luca punta alle primarie di coalizione ed esplora una strada tuttavia difficile da percorrere, sapendo lui per primo che il Pd ha l’ambizione di esprimere un suo candidato e anche i 5 Stelle potrebbero fare lo stesso. I grillini, tra l’altro, secondo i bene informati potrebbero decidere di puntare sull’europarlamentare Giuseppe Antoci. E allora l’idea di De Luca è quella di “stanare” i potenziali alleati, farli uscire allo scoperto e metterli spalle al muro. Per la serie: “o con me o contro di me”. Il parlamentare di Fiumedinisi non ha intenzione di aspettare troppo a lungo e un’idea, magari non definitiva ma quasi, se la farà nei mesi finali di quest’anno. Non a caso De Luca ha tracciato la road map dei 10 mesi, e al contempo ha deciso di riprendersi la scena a Messina, per blindare la roccaforte dei piani di Sud chiama Nord e del suo leader.

De Luca potrebbe diventare esperto della Giunta Basile, poi si vedrà se all’orizzonte si prospetteranno altri scenari ancora più clamorosi ma, al netto dei vari “gossip” politici del momento, la priorità di Cateno è quella di difendere l’Amministrazione in carica a Messina e quindi Basile stesso dagli attacchi che si faranno sempre più insistenti dal fronte avversario. Il paradosso, o forse il segnale più indicativo, è che d’altronde in questa fase proprio a Messina lo scontro più aspro con le opposizioni è quello con il Pd, i democratici che De Luca ha portato a più riprese dalla sua parte, sin da prima delle Europee e che però hanno ripreso ad attaccare De Luca. Ecco perché De Luca ha già lanciato diverse bordate al Pd (come al M5s) nella sua conferenza stampa dei giorni scorsi all’Ars, nella convinzione che i possibili compagni di viaggio delle Regionali 2027 sono probabilmente destinati a restare soltanto compagni di banco di legislatura all’Ars. “La sinistra in Sicilia è destinata a perdere” è il monito provocatorio lanciato da De Luca, nel tentativo di far capire che soltanto un patto a guida De Luca potrebbe dare delle chance alle attuali forze di minoranza.

E poi ovviamente c’è Taormina, dove De Luca è sindaco e che lo ha visto fare i conti alle Europee con un calo di consensi rispetto al voto plebiscitario delle Comunali 2023. Qui De Luca, in una fase che porterà all’imminente uscita del Comune dal dissesto, proverà a riguadagnare terreno e rilanciare la sua sfida, a riprendere consensi in una città che, nell’agenda dichiarata dal leader, lo vedrà ancora protagonista sino alla prossima ricandidatura alla presidenza della Regione. Una tappa obbligatoria per ridare slancio anche a Sud chiama Nord.

Il leader di Sud chiama Nord è convinto che qualche scossone potrebbe arrivare da Roma anche dalla partita politica dei referendum sull’autonomia differenziata, mentre si allontana sempre di più – almeno sin qui – la prospettiva del voto delle Provinciali. Un passaggio, quest’ultimo, che non sembra una priorità nell’agenda del centrodestra e che invece De Luca avrebbe auspicato per lanciare un segnale politico dalla “sua” Messina.

I prossimi mesi serviranno a De Luca per preparare anche il congresso del suo partito nel 2025 e per tirare le somme sulla strada da prendere. De Luca non ha nessuna intenzione di rinunciare all’obiettivo prioritario di un nuovo assalto alla presidenza della Regione e ora vuole riorganizzare le fila per mettersi nelle condizioni di essere competitivo. L’idea di un’ennesima corsa solitaria (come nel 2022 e già nel 2012) non è una soluzione che entusiasma Cateno, anche se di certo non avrebbe timore a riproiettarsi in questo scenario ormai abituale, ma stavolta il sindaco di Taormina vuole guardarsi attorno per vedere se davvero non ci sono alternative strategiche al solito copione dell’uno contro tutti. E qualcosa bolle in pentola.

“Non gioco per perdere”, è il telegramma lanciato alla sinistra nel tentativo di “costruire un’alternativa a questo governo”. De Luca ha anche lanciato sottotraccia una sibillina riflessione sui suoi avversari: “Chissà che succederà nel centrodestra tra qualche anno. Io oggi non sto definendo perimetri ideologici”. 

 

 

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