Centottanta arresti tra Santa Maria di Gesù, Porta Nuova, San Lorenzo, Bagheria, Terrasini , Pagliarelli e Carini. E’ questo il bilancio della maxi-operazione antimafia portata a compimento alle prime luci dell’alba di questa mattina dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo.
“Le indagini che hanno portato agli arresti di oggi dimostrano che Cosa nostra è viva e presente e dialoga con canali comunicativi assolutamente nuovi, fa affari e cerca di ricostituire il suo esercito“. Ha dichiarato il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia alla conferenza stampa in cui i magistrati e i carabinieri hanno illustrando i particolari del blitz. “L’operazione fa seguito ad altri interventi che confermano la vitalità della mafia, ma anche la capacità di reazione dello Stato che continua a lavorare pur nella carenza di uomini, in Procura mancano 13 sostituti e un aggiunto“.
L’intervento fa riferimento alla scoperta della disponibilità in mano ai detenuti mafiosi di cellulari criptati che non sono intercettabili. “Non risulta il coinvolgimento di polizia penitenziaria, ma di certo risulta una permeabilità del sistema carcerario“, ha spiegato de Lucia. I cellulari verrebbero dotati di sistemi operativi molto sofisticati che li rendono non intercettabili.
“Cosa nostra vorrebbe tornare alla commissione provinciale, ma non riesce a ricostituirla“. I boss palermitani, infatti, non avevano accantonato il vecchio sogno. “Non c’è più du cuosu ri trent’anni fa… se l’hannu fattu tre volte e tre volte al nascere della cosa hanno arrestato a tutti… trent’anni fa si faceva e non si sapeva niente … si faceva… ora invece sappiamo tutte cose“, ricorda, infatti, non sapendo di essere intercettato, il boss detenuto Francesco Pedalino, capomafia di Santa Maria di Gesù, storico quartiere palermitano.
“Cosa nostra – ha proseguito de Lucia – continua a esercitare il suo fascino in certi ambienti come le borgate in cui i giovani hanno alternative di vita limitate e si identificano in rappresentazioni di potenza di cui ancora gode la mafia. Nell’indagine di oggi sono coinvolti moltissimi giovani e su questi dobbiamo essere particolarmente attenti. Come siamo attenti ai vecchi capi che tornano, dobbiamo stare attenti a chi viene reclutato oggi, cioè al futuro della mafia“.