E’ un diritto documentare il disagio dell’utenza a causa delle lunghe attese che i pazienti sovente si trovano costretti a subire nel pronto soccorso. Lo scrive il pm Enrico Bologna nella richiesta di archiviazione nei confronti dell’avvocato Giovanni Lima, che il 6 gennaio scorso filmò la protesta delle persone che erano in attesa nel pronto soccorso dell’ospedale Villa Sofia a Palermo e venne per questo prima fatto entrare in uno stanzino e bloccato in modo particolarmente energico e poi arrestato dalla polizia di Stato e portato fuori dai locali in manette.
”Vi era poi – scrive il pm – un legittimo interesse personale costituito dalla circostanza che i pazienti in attesa di cure vi fosse proprio la moglie dell’indagato al quale non può certamente disconoscersi il diritto di documentare le condizioni di recettività della struttura ospedaliera presso la quale si accingeva ad essere accettare la congiunta”.
Il legale era stato denunciato per molestie a persone e interferenze illecite nella vita privata. L’avvocato ha atteso cinque ore con la moglie, cui era stato dato il codice giallo, prima di essere fermato. Altri pazienti hanno atteso più di 12 ore. Alla fine la donna dopo che il marito era stato portato via in manette aveva rinunciato al turno tornando a casa.
Il commissario straordinario di Villa Sofia, Walter Messina, ha incredibilmente sostenuto che i ”pazienti in codice giallo non dovrebbero presentarsi al pronto soccorso” aggiungendo di riservarsi di querelare per violazione della normativa sulla privacy e diffamazione il legale.
L’avvocato ha presentato un esposto dettagliato in procura su ciò che avvenne in ospedale il 6 gennaio scorso e sul trattamento che ha dovuto subire nel tentativo di documentare la situazione nel pronto soccorso.
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