Sotto l’albero i lavoratori siciliani troveranno ancora una volta molti problemi e poche soluzioni. Un trend negativo univoco che non ha risparmiato in questi anni la grande e media distribuzione, passando per l’editoria, il commercio e la piccola impresa. Servizi ed edilizia hanno conosciuto solo piccole oasi di riprese prima di ricollocarsi al centro di vere e proprie crisi di sistema.
Già nell’era pre-Covid molte vertenze erano affiorate con insistenza dopo essere state a lungo sotto traccia. Un anno nefasto fu, per esempio il 2018 che mise a nudo una profonda accelerazione negativa verso le soluzioni con un incremento radicato di questa categoria di problemi che semina angoscia in un’Isola già carico di sconforto per il suo quadro economico e occupazionale generale. Senza dimenticare ovviamente il grande bluff Blutec (CLICCA QUI)
Negli anni è solo aumentato il moltiplicatore: allo scenario che già comprendeva situazioni di stallo per i lavoratori di Tecnis, Cmc (100 dipendenti andarono più volte Cassa integrazione per un anno), ex , ma anche Sirti, azienda del settore delle telecomunicazioni arrivata nel tempo a 883 esuberi con 76 lavoratori su 320 interessati nell’Isola.
Nella St Microelectronics Catania (4mila dipendenti) la piccola azienda catanese Micron fece transitare 241 dipendenti. Una narrazione che dal passato a oggi ha riannodato solo parzialmente il filo della storia da portare a buon fine.
E i polo “green” del petrolchimico?
I sindacati sono preoccupati su più fronti.
La situazione dei lavoratori Almaviva, di cui oltre 200 sono a Palermo, non è idilliaca: ad oggi non è prevista una stabilizzazione contrattuale. Il 28 novembre scorso, al ministero delle Imprese e del made in Italy si è svolta una riunione tra i rappresentanti dell’azienda Almaviva Contact, le segreterie nazionali e territoriali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni e le Rsu-Rsa dei vari siti produttivi. Un incontro al quale hanno partecipato il residente di Anpal Servizi, la Regione Siciliana e i rappresentanti dell’ufficio di gabinetto del Sottosegretario Fausta Bergamotto.
Il ministero, al termine di una serie di interlocuzioni con vari enti, ha proposto ad azienda ed organizzazioni sindacali una risoluzione per la vertenza che nell’Isola interessa 621 lavoratrici e lavoratori tra le sedi di Palermo (318), Catania (163). Un percorso di ammortizzatori sociali di 9 mesi rinnovabili per ulteriori 3 mesi e nello specifico si applicherebbe l’unico strumento disponibile, la cassa integrazione per cessazione. Nel corso degli eventuali 12 mesi di cassa saranno realizzati dei percorsi formativi obbligatori, pena la decadenza del diritto all’ammortizzatore sociale, finalizzati alla ricollocazione, realizzati a cura di Anpal e le Regioni interessate tra cui, appunto, la Sicilia. Il piano studiato dai vertici nazionali prevede una mappatura delle competenze iniziali delle lavoratrici e dei lavoratori interessati ed una riqualificazione mirata in funzione delle posizioni lavorative richieste nelle singole regioni. Da uno studio Anpal nelle regioni coinvolte dalla vertenza risultano diversi ruoli e posizioni vacanti, che potrebbero essere di interesse per le lavoratrici ed i lavoratori, coinvolti nella vertenza Almaviva Contact. In assenza di una condivisione del percorso, non essendoci altre strade possibili, non rimarrebbe che l’apertura della procedura di licenziamento per tutta la forza lavoro.
Nell’incontro con i vertici di Federmeccanica che si è tenuto nei giorni scorsi presso Confindustria Siracusa, ancora un nulla di fatto per la vertenza che i metalmeccanici del polo petrolchimico di Siracusa stanno portando avanti per richiedere di aumentare i salari. Prosegue, dunque, la mobilitazione dopo 24 ore di sciopero e il blocco degli straordinari, che dura ormai da 60 giorni.
“Nel corso dell’incontro – dicono il segretario generale regionale della Fiom Francesco Foti e il segretario provinciale della categoria Antonio Recano – Federmeccanica ci ha rappresentato la mancanza di investimenti per il rilancio del petrolchimico ed il fatto che molte aziende metalmeccaniche che operano all’interno del petrolchimico non aderiscono a Confindustria e spesso non rispettano i contratti. Su questi due argomenti come Fiom abbiamo ribadito che sugli investimenti siamo disponibili, in quanto li chiediamo da tempo sia al governo nazionale che regionale, a fare fronte comune per chiedere con forza che entrambi si attivino per realizzarli. Sul tema di aziende che non rispettano i contratti serve – aggiungono – il coinvolgimento della prefettura di Siracusa per chiamare tutte le parti e arrivare alla sottoscrizione di un protocollo di legalità da rendere operativo all’interno del petrolchimico a tutela dei tanti lavoratori metalmeccanici“.
La Fiom fa sapere che “Federmeccanica ha chiesto tempo, dicendo che convocherà un nuovo incontro a breve. La vertenza è per il rinnovo del contratto integrativo per tutti i lavoratori ma anche migliori condizioni di lavoro, a partire dalla sicurezza“.