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Le criticità dell'Isola

Salute, Lucchesi (Cgil): “La sanità privata non può essere l’unica soluzione per smaltire le prestazioni arretrate”

giovedì 5 Ottobre 2023

La decisione di destinare in parti uguali le risorse economiche per l’abbattimento delle liste d’attesa al settore pubblico e a quello privato rischia di penalizzare ulteriormente il servizio sanitario siciliano.

Complice anche la mancata elaborazione di un piano strutturale per l’abbattimento a regime che preveda anche l’implementazione degli organici del personale sanitario, lo stato delle cose è da perfezionare. E questo è lo scenario attuale descritto da Francesco Lucchesi segretario regionale di Cgil Sicilia secondo cui l’incidenza del privato sulle prestazioni sanitarie è impressionante: dalla diagnostica, al centro di analisi, agli interventi chirurgici. Insomma, tutto quello che riguarda il mondo sanitario comprese le classiche analisi del sangue.

“Dati allarmanti – dice Lucchesi preoccupato -, che abbiamo preso dal sito della Regione. Per fare un esempio, a Palermo assistiamo a punte di quasi il 9o% di prestazioni erogate dal privato o dal privato convenzionato rispetto al pubblico. Ancora ritardi persistenti per quanto riguarda le liste di attesa che si riflettono poi sull’erogazione di prestazioni sanitarie urgenti per le quali i pazienti non dovrebbero attendere più di 3 giorni. Nella migliore delle ipotesi ci vogliono circa 60-70 giorni per avere risposta. Questo dimostra il fatto che non si sta lavorando per l’abbattimento dei tempi”.

Dunque, saremmo di fronte a un Ssr che rischia di implodere per le sue difficoltà interne. Una sanità pubblica sovraccaricata dalle tante richieste dei pazienti che il personale impiegato fatica a smaltire, e che sembra essere destinata a peggiorare nel tempo in termini di inefficienza. Contraddizioni, legate soprattutto alla carenza di risorse economiche, umane  elogistiche. Troppi pochi medici, ancora meno infermieri, (se pensiamo al post pandemia), tempi lunghi nelle terapie e nelle prenotazioni. In questo triste panorama, evidenziato dal sindacalista, si inserisce la complicanza del fatto che lo scarso personale sanitario che c’è viene oberato di lavoro, con turni frenetici “che peggiorano la qualità delle prestazioni” e “costringendo” molti utenti ad appoggiarsi sulla sanità privata o privata convenzionata. Si svuotano le casse dell’intero sistema e le somme risultano quindi essere decrescenti in valore di percentuale sul Pil interno.

Cosa altrettanto grave – aggiunge Lucchesi – è la suddivisione delle risorse a monte sull’abbattimento delle liste d’attesa, circa 48 milioni di euro che la Regione aveva a disposizione e ha diviso equamente: 50% al pubblico e 50% al privato. Dopo la suddivisione si è deciso di fare la ricognizione rispetto alle prestazioni arretrate. Ho detto all’assessore Volo che sarebbe stato opportuno invertire i procedimenti: prima la ricognizione complessiva delle prestazioni inevase e sulla base di queste, decidere di conseguenza la destinazione delle risorse, in funzione dei dati emergenti e considerando quanto il pubblico sia in grado di assorbire la domanda”.

Un ragionamento secondo cui la Regione avrebbe potuto stanziare maggiori risorse a favore del pubblico, oltre il 50% del budget previsto. Una precisa e chiara scelta politica di incentivare più il privato piuttosto che il pubblico?

Lucchesi auspica che il governo regionale faccia una battaglia con Roma per ottenere l’innalzamento dei tetti di spesa per il comparto sanità, incrementare le risorse per assumere medici, infermieri “piuttosto che affidarsi ai privati, cioè i gettonisti che con partita Iva guadagnano il triplo rispetto ad un medico impiegato in un pronto soccorso a tempo indeterminato”.

Fare concorsi e assumere senza bisogno di ricorrere ai privati è l’unica scelta possibile per migliorare le storture. Una disgrazia, purtroppo, non soltanto siciliana.

Intanto il Pd ha presento un ddl-voto all’Ars, con il quale si chiede di aumentare i fondi nazionali destinati alla sanità regionale incrementando dall’attuale 6,7% al 7,5% del Pil la quota di risorse da ripartire tra le regioni italiane per la sanità pubblica. “Basta tagli su sanità, mobilitazione in parlamento e nelle piazze a sostegno della nostra proposta per aumentare finanziamenti”. Lo ha detto il capogruppo dei dem a Sala d’Ercole Michele Catanzaro.

Interviene anche Fabio Venezia, primo firmatario della proposta. “Mentre il governo Meloni prevede una ulteriore diminuzione delle risorse per la sanità che avrebbe un impatto devastante soprattutto in una regione come la Sicilia dove i servizi sanitari sono drammaticamente carenti, intendiamo batterci insieme alle altre regioni per destinare maggiori risorse alla sanità pubblica. Si tratta di una necessità di tutto il Paese ma essenziale proprio in Sicilia con liste d’attesa infinite”.

 

 

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