In un paese che si fonda sulla legittimità e sulla rappresentanza, avere il sospetto, o addirittura la certezza, che il voto possa essere falsificato, è un ‘colpo‘ alla fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Eppure, episodi di ‘brogli elettorali e forzature‘, è stato proprio questo il termine utilizzato durante il congresso del Pd avvenuto a Palermo, non sono per nulla nuovi, ma continuano ad emergere a ogni tornata elettorale, gettando ombre su un sistema che dovrebbe essere trasparente.
“Congresso Sicilia farsa” è stata la frase che echeggiava nell’aula della sede del Pd nei confronti di quelle che sono state le modalità di elezione svoltasi lo scorso gennaio, di preparazione al congresso che avverrà tra qualche tempo. In Sicilia il congresso dei democratici è stato deciso solo dai tesserati, niente primarie aperte.
Sono stati, infatti, 169 i sì ai tempi, 4 i contrari e 4 gli astenuti, questo il responso che ha in realtà portato alla spaccatura, alle accuse e alle parole ‘grosse’. I dissidenti hanno urlato “vergognati” proprio all’indirizzo di Taruffi, il quale ha ratificato il voto: “Con questi numeri – ha detto – il regolamento risulta approvato“.
L’area del Pd che contesta la segreteria guidata al segretario Barbagallo, per queste ed altre motivazioni, sceglie infatti di non partecipare al congresso regionale.
Al momento del voto online, infatti, secondo quanto dichiarato, ci sarebbero stati 206 elettori collegati, dei quali soltanto 88 facevano parte dell’assemblea e con diritto di voto. Erano in 65 senza diritto di voto e 52 con profili falsi o non collegati, tra cui il ‘merlo’, ‘utente zoom’, ‘il gatto nero’ e altri. “Tra queste persone si presume ci sia stato un deceduto”.
Poi Giuseppe Lupo ha proseguito rivolgendosi a Nico Stumpo, nominato commissario ad acta per il congresso. Sono stati chiesti i nominativi di chi ha votato ma è stato detto che, la società che si è occupata della votazione online, non aveva più i nominativi perché erano andati distrutti poche ore dopo la votazione. “Stumpo non ha poteri sostitutivi per dare come approvato un regolamento che non è stato, invece, approvato. E’ commissario ad acta per gestire il partito non per sostituire l’assemblea del partito”.
“Vogliono abolire le primarie? Riconvocassero l’assemblea, in presenza. Se c’è la maggioranza assoluta viva la democrazia. Con una votazione irregolare nessun può consentire di abrogare le primarie dallo statuto regionale del Pd“, ha concluso Lupo.
Un ricorso che di certo non è arrivato come un fulmine a ciel sereno.
Una situazione che negli ultimi anni si è verificata spesso, diverse Procure italiane hanno aperto fascicoli su casi di firme false, schede elettorali compilate in anticipo, anomalie nei seggi, o addirittura compravendita di voti. In alcune zone del paese, queste pratiche non sono più eccezioni ma forse vere e proprie strategie sistemiche.
Negli ultimi anni, complice l’evoluzione tecnologica e la necessità di modernizzare i sistemi elettorali, il voto online ha cominciato a farsi strada come possibile soluzione al problema dell’astensionismo e come strumento per garantire una partecipazione più rapida e accessibile. Ma a fronte dei vantaggi emergono nuove e preoccupanti vulnerabilità come queste, che aprono la strada a manipolazioni e falsificazioni su larga scala.
Ma il “Pd non è una loggia massonica“. Barbagallo ha il dovere, dice il deputato Ennese, di prendere l’elenco di quelli che hanno votato online il 27 gennaio e pubblicarlo.
Un Pd regionale che rischia di essere il tallone d’Achille del partito nazionale. Un ostracismo forse, non riconoscere la legittimità di una semplice richiesta, ma essenziale per il bene di tutta la comunità politica.