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L'Ambulatorio di Modica punto di riferimento per tanti pazienti

Broncopneumopatia cronico-ostruttiva: una sfida tra diagnosi precoce e innovazioni terapeutiche CLICCA PER IL VIDEO

sabato 29 Marzo 2025

È una delle patologie respiratorie croniche più diffuse e al tempo stesso sottovalutate, spesso confusa con una “semplice” tosse del fumatore. Eppure la broncopneumopatia cronico-ostruttiva (BPCO) è una malattia infiammatoria severa e progressiva che, se non diagnosticata e trattata in tempo, può portare a un peggioramento drastico della qualità della vita, fino all’insufficienza respiratoria.

In Sicilia, la situazione legata alla BPCO rimane allarmante. Secondo il Monitoraggio dei LEA reso noto nel luglio 2024, che analizza i dati relativi al 2022, la Regione registra un tasso di mortalità a 30 giorni dal ricovero per riacutizzazione della BPCO pari al 16,21%. Questo dato è significativamente superiore alla media nazionale del 11,68%, mettendo in luce le difficoltà nell’assistenza ai pazienti affetti da questa grave malattia respiratoria cronica. La situazione evidenzia una criticità che richiede interventi urgenti, sia in termini di miglioramento delle cure ospedaliere, sia nell’organizzazione dei percorsi di assistenza per ridurre la mortalità evitabile.

Per approfondire la situazione della BPCO e comprendere meglio le sfide e le opportunità nell’assistenza respiratoria in Sicilia, abbiamo intervistato il dott. Antonio Zocco Pisana, responsabile dell’Ambulatorio di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Asp di Ragusa, presso il Distretto di Modica. La struttura rappresenta un punto di riferimento per la diagnosi precoce e la cura specializzata dei pazienti affetti da BPCO, con un’attenzione particolare alla gestione delle fasi acute e alla prevenzione delle complicanze.

Cos’è la BPCO?

“La BPCO è una malattia infiammatoria cronica che colpisce i bronchi ed è caratterizzata da un’ostruzione bronchiale non reversibile. A differenza dell’asma, infatti, la broncocostrizione tipica della BPCO non si risolve con la broncodilatazione, poiché i tessuti bronchiali subiscono un rimodellamento permanente: la componente elastica del bronco perde la sua flessibilità e l’aria fatica sempre più a fuoriuscire durante l’espirazione”.

“I segnali iniziali sono spesso subdoli. Molti pazienti, in particolare i fumatori, sottovalutano sintomi come una tosse secca persistente, soprattutto al mattino, o una lieve difficoltà respiratoria durante sforzi modesti, come salire una rampa di scale. È proprio in questa fase che la diagnosi precoce può fare la differenza. Il primo passo è rivolgersi al medico curante che, in caso di sospetto, può indirizzare verso centri specializzati dove viene effettuata una spirometria con test di broncodilatazione: l’unico esame in grado di confermare la diagnosi di BPCO”.

Un approccio terapeutico personalizzato

“Non esiste un solo tipo di BPCO, ma diversi fenotipi che dipendono da vari fattori: l’età del paziente, la gravità della patologia, la presenza di altre malattie concomitanti. Per ogni paziente si costruisce un percorso su misura che può includere, oltre alla terapia farmacologica, esami specifici e controlli periodici, con tempistiche diverse in base alla stabilità clinica. Un aspetto fondamentale del percorso terapeutico è la riabilitazione respiratoria, che può avvenire in ambulatorio, al domicilio o persino a distanza tramite teleriabilitazione. Dove si fermano le terapie mediche, comincia la riabilitazione ed è proprio grazie a questa sinergia che possiamo rallentare la progressione della malattia”.

L’evoluzione della terapia farmacologica

“Negli ultimi dieci anni la terapia farmacologica per la BPCO ha compiuto passi da gigante. Siamo passati da un singolo broncodilatatore alla triplice terapia inalatoria, che abbina due broncodilatatori a un corticosteroide, permettendo di ridurre notevolmente le riacutizzazioni nei pazienti con un profilo infiammatorio più marcato. Non solo: nuove prospettive si aprono con gli anticorpi monoclonali, recentemente approvati anche per questa patologia. Un’arma in più per contrastare una malattia che, se trascurata, può evolvere in insufficienza respiratoria cronica, compromettendo gravemente la prognosi”.

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