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Nel frattempo indaga la Procura di Siracusa

Bronzi di Riace trafugati in Sicilia? L’esperto di storia Madeddu: “Non sempre il luogo di produzione corrisponde a quello di collocazione”

martedì 6 Maggio 2025

La Procura di Siracusa indaga sul ritrovamento dei Bronzi di Riace e ha aperto un fascicolo – senza indagati – per ricostruire quanto accaduto nel 1971 al largo di Brucoli, dove sarebbero stati trovati i due capolavori, come ipotizzarono negli anni Ottanta gli archeologi americani Robert Ross Holloway e Anne Marguerite McCann. Lo scrive la Gazzetta del Sud.

Di recente alcune testimonianze confermerebbero quello che 40 anni fa era un sospetto: “Galeoni spagnoli, anfore, c’era un po’ di tutto nei fondali al largo di Siracusa – spiega Mimmo Bertoni, figlio del titolare del ristorante Trotilon di Brucoli -. Avevo 10 anni e Jacques Cousteau, che girava un documentario, venne a trovare mio padre. Per condurre le sue ricerche si avvaleva di sommozzatori romani e calabresi. Secondo me si accorsero delle statue ma non dissero nulla”.

Bertoni sostiene di aver visto trasbordare da “una barca piccola a una grande quattro statue, coperte, su una si vedeva la lancia, l’elmo e lo scudo. È un ricordo che avevo quasi rimosso. Ma anche altre persone lo hanno confermato”.
Una fotografia è stata spedita in forma anonima ad alcune redazioni: ritrae una statua di bronzo di due metri somigliante al “Bronzo A” sorretta da due sommozzatori. Sullo sfondo la Brucoli del 1971, l’Etna e una nave ormeggiata.

Per Anselmo Madeddu, medico, esperto di storia e di bronzistica greca, che si è avvalso nel suo studio della collaborazione dell’università di Catania, “non sempre il luogo di produzione corrisponde al luogo di collocazione. C’è una grande differenza tra le terre interne e quelle di saldatura dei vari pezzi anatomici: potrebbero essere stati fabbricati in un posto e collocati in un altro. Le terre delle saldature, indicative del luogo di collocazione, sono risultate dal punto di vista geochimico comparabili con limi campionati nell’area siracusana”.

Nell’intrigo figurerebbero anche un boss siculo-calabro, e un gruppo di trafficanti di reperti archeologici con collegamenti in Italia e in America.

Domenica scorsa il Tg1 ha mandato in onda nel settimanale di approfondimento uno speciale dal titolo “Il mistero dei bronzi di Riace”, in cui si ricostruisce la storia della scoperta delle statue, della metà del V secolo denominate “A” e “B”, ufficialmente trovate in un basso fondale di circa 10 metri di Riace Marina il 16 agosto 1972 dal subacqueo Stefano Mariottini che subito dopo il ritrovamento parla di “un gruppo di statue e di uno scudo” in mare e il giallo che l’avvolge.

Nel servizio, con video e fotografie dell’inizio degli anni ’70, vi sono le testimonianze di archeologi ed esperti e viene denunciato, a causa dell’intervento di emergenza per mettere in sicurezza i capolavori, il mancato recupero del sedimento marino dove sono state trovate le statue e la comparazione con le concrezioni marine sui bronzi. In articoli di giornale si parla del ritrovamento da parte di alcuni turisti, addirittura tre giorni prima di quello ufficiale, che volevano portare vie le statue con un motoscafo e secondo alcune testimonianze le statue sarebbero state addirittura sette: cinque uomini e due leoni.

Un altro testimone denunciò di aver visto alcuni sub portare via lungo la battigia uno scudo e una lancia. Altri pezzi appartenenti ai bronzi, come una mezza maniglia di uno scudo, furono ritrovati anche dopo un anno e in un’ area lontana dalla zona di ritrovamento delle statue. Lo speciale riassume anche notizie e scoperte rese note nel corso degli anni come l’ esame condotto dall’Università di Catania in collaborazione con l’ateneo di Ferrara che rivelerebbe che le terre di saldatura dei bronzi sono siciliane, della zona di Siracusa, mentre le argille interne sono diverse. Le statue quindi potrebbero essere state costruite a pezzi in Grecia e poi assemblate a Siracusa. Come sostenuto da due archeologi americani negli anni Ottanta. Robert Ross Holloway, scrisse in una pubblicazione che “la scoperta degli Eroi a Riace non fu la scoperta di un carico antico bensì del nascondiglio di un’operazione clandestina fatta da ladri di opere d’arte dopo il ritrovamento da parte di sub in acque siciliane”.

I bronzi si trovano al Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria dal dicembre 2013 dopo le operazioni di restauro.

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