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I dati

Caccia ai “furbetti” del Fisco, le categorie sul podio dell’evasione fiscale

sabato 31 Agosto 2024
evasione fiscale

La lotta all’evasione fiscale si trova ad essere da sempre al centro dell’attenzione nella nostra Isola e non solo, della caccia ai “furbetti si continua a parlare in tutte le categorie. Infatti, secondo l’ultima relazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze, il tax gap, ovvero il divario tra le tasse versate e il totale di quelle che lo Stato incasserebbe se tutti pagassero si è ridotto. Vanno in fumo milioni su milioni, con l’Agenzia delle Entrate che spesso resta a bocca asciutta rispetto a quanto le spetterebbe.

Negli ultimi anni i numeri sono cambiati, da 107 miliardi nel 2016 a 87 miliardi all’inizio del 2021. Una cifra che probabilmente tocca la soglia dell’immaginabile, soprattutto negli ultimi anni. Si tratta proprio di una cifra record che colloca l’Italia in cima alle classifiche europee. Nel 2019 infatti l’evasione complessiva ammontava a 99,7 miliardi di euro e nel 2018 a 103 miliardi di euro. Solo nel 2022 sono stati recuperati 20 miliardi, il dato tra i più alti di sempre.

Le ragioni sono diverse. Le abitudini sono cambiate, soprattutto dopo la pandemia, la spesa per i servizi si è notevolmente ridotta, e inoltre la propensione all’evasione risulta essere maggiore proprio quando si sta pagando per ricevere un servizio.

Diminuiti i consumi per i servizi, è diminuita anche l’Iva evasa annessa a queste prestazioni. L’altro fattore responsabile sono i pagamenti elettronici, che sono cresciuti di circa 10 punti percentuali tra la fine del 2019 e l’ultimo trimestre del 2021. Oltre a misurare quante tasse in teoria avrebbe dovuto incassare lo Stato, è possibile calcolare anche la “propensione” ad evadere, che è il rapporto tra l’effettivo divario in miliardi di euro e il gettito fiscale teorico totale. Più il dato è alto, maggiore è la propensione a evadere le tasse.

Ad esempio, la propensione ad evadere l’Irpef da parte dei lavoratori autonomi e delle imprese individuali è del 69,7%, questo vuol dire che per ogni 100 euro che lo Stato avrebbe in teoria diritto di incassare in tasse, ne incassa solo 30,3 euro.

E la Sicilia? La nostra Isola è una delle regioni più colpite dall’evasione fiscale.

Come avevamo visto (CLICCA QUI) i numeri parlano chiaro. Secondo un rapporto dell’associazione Cgia di Mestre, basato sui dati del Ministero dell’Economia e dell’Istat relativi al 2020, in Sicilia ogni 100 euro di gettito fiscale, 19 euro sono stati evasi. La Calabria guida questa classifica negativa con 21,3 euro evasi ogni 100 di gettito fiscale. La Campania e la Puglia seguono con rispettivamente 20 e 19,2 euro. La Sicilia si posiziona al quarto posto, sottolineando la gravità del fenomeno nell’Isola.

Andando più nello specifico, tra le 107 province italiane monitorate dalla Cgia, Palermo è la provincia siciliana che si trova più in alto nella classifica, al dodicesimo posto, con 693.290 mila contribuenti totali Irpef. A seguire Catania al ventesimo posto (613.793) e Messina alla trentatreesima posizione (389.451).

Le altre province siciliane che si trovano a metà classifica sono Trapani, 56esima (con 262.135 mila contribuenti) e Agrigento al 60esimo posto (251.241). Scendendo si arriva a Siracusa e Ragusa, rispettivamente al 65esimo (235.461) e 76esimo posto (206.912).

Nelle posizioni più basse risultano invece Caltanissetta che si piazza novantunesima (con 150.788 contribuenti Irpef) e Enna, addirittura 103esima, al quint’ultimo posto della classifica.

Ma quali sono le categorie considerate più a rischio perché “inaffidabili” secondo i criteri del Fisco? 

Le categorie più a rischio evasione, secondo i dati Mef, sono i ristoranti con il 72,8%, al secondo posto abbiamo le officine (70,4%), e poi i bar e le pasticcerie (68,6%). A seguire i negozi di alimentari con il 63,3% e di abbigliamento con il 62,8%. La top ten dell’evasione è completata a seguire in ordine con elettricisti, software house, alberghi, costruzioni e trasporti merci. Ribaltando invece la classifica troviamo gli studi medici e le farmacie che si trovano in fondo alla classifica completa, con un indice di affidabilità del 25,9% e del 25%.

A costruire il giudizio è un algoritmo fondato su vari parametri che tengono conto del settore economico di riferimento, dell’area geografica e delle dinamiche vissute dai principali costi come l’energia e il lavoro dipendente.

I numeri che ne vengono fuori, come abbiamo visto, ci ricordano quando il fenomeno dell’evasione fiscale non sia per nulla un fenomeno lontano, anzi, intercetta la nostra quotidianità ogni giorno.

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