Più che di dibattito, ormai nello scontro dialettico fra Dario Mirri e Tony Di Piazza si può tranquillamente parlare di guerriglia.
In casa Palermo, infatti, è da un paio di settimane che fra le due anime della società non corre buon sangue. Anzi, continuano a volare pesci in faccia, escono segreti, si procede a forza di colpi di fioretto e fendenti di spada.
I tempi dei sorrisi di inizio anno sembrano ormai lontani. Fra il socio di maggioranza e lo “zio Sam” i rapporti si sono disgregati, distrutti da polemiche interne durate per mesi e placate soltanto dal lockdown. Uno spettacolo di cui i tifosi, in questi giorni felici a seguito della promozione, avrebbero fatto anche a meno.
E invece ci ritroviamo a narrare l’ennesimo capitolo di una storia che sarebbe dovuta rimanere interna, ma che invece si è trasformata in argomento di dibattito pubblico. In questo caso, la comunicazione in casa Palermo non ha funzionato.
LA REPLICA DI TONY DI PIAZZA
Dopo una conferenza stampa in cui Dario Mirri, sotto il fuoco delle domande dei giornalisti, ha perso il suo classico applombé inglese, tocca adesso a Tony Di Piazza rispondere. E l’imprenditore italo-americano ha deciso di non trattenersi, replicando con la stessa potenza di fuoco al suo “collega” di club.
“Devo precisare, smentendo altre voci, che rivesto la carica di amministratore della SSD Palermo, al pari di Mirri e Sagramola. Vorrei ricordare a tutti che amministrare una società espone a notevoli responsabilità giuridiche“, sottolinea l’ex vice-presidente.
“Sono stato rappresentato come una persona con le idee confuse – aggiunge –. Queste affermazioni non sono vere, perché mi sono dimesso dalla carica di vicepresidente della società e ho confermato le dimissioni nel Cda del 26 maggio. Avevo manifestato la disponibilità a riconsiderare le dimissioni se si fosse ristabilito un clima di leale collaborazione, ipotesi che è stata rifiutata dai diretti interessati, con la conseguenza che non ho mai ritirato le dimissioni“.
“Ho comunicato l’intenzione di cedere la quota di partecipazione sociale e non ho mai cambiato idea sul punto, né fatto comunicazioni in tal senso”. Di Piazza, inoltre, contesta “un supposto mio voto contrario al riconoscimento del premio ai giocatori”. “Faccio presente – spiega – che non c’è stato alcun voto sul punto, perché avevo chiesto di poter discutere l’opportunità di corrispondere interamente i premi approvati prima dell’emergenza“.
“La richiesta, da quanto appreso attraverso i media, era stata accettata dai calciatori, e gli altri due consiglieri hanno votato contro la mia proposta, dimostrando di non voler promuovere la dialettica all’interno del consiglio“.
“Quanto alla compagine societaria della Italplaza, mi meraviglio che Mirri non sappia con certezza che è una società interamente riferibile a me. Altrettanto chiaro dovrebbe essere che io gli impegni li rispetto: il bonifico delle somme richieste l’ho disposto il 9 giugno, immediatamente dopo il chiarimento“, precisa.
LA CONFERENZA DELLA DISCORDIA
Nella conferenza stampa di mercoledì infatti, l’imprenditore italo-americano ha dovuto subire l’attacco da parte del socio di maggioranza, Dario Mirri. L’attuale presidente del Palermo, senza alcun contraddittorio, ha raccontato la sua verità su Di Piazza e sulle mosse societarie.
“E’ un socio, non un amministratore. I soci fanno i soci, gli amministratori..abbiamo un eccellente dirigente (Sagramola n.d.r.). Si prosegue insieme, fatto salvo quello che vuole fare Tony Di Piazza“.
“E’ inutile fare gli struzzi. Distanza e fraintendimenti hanno fatto il loro, lui non vive le cose della società, le vive sui social. Alcune cose hanno fuorviato Tony Di Piazza in questi mesi, non ha seguito un percorso istituzionale. Non ci sono stati episodi di dissenso sostanziale, a parte la questione dei premi promozione. Quello che è successo ha un significato, non si può pensare che non sia successo niente. Il Palermo non è una giocattolo, è una cosa seria“.
“C’è un fatto di stile, di comportamenti. Capisco che siamo stati abituati, negli ultimi 10 anni, nella gestione di questi ambiti. Guardiamo a chi è davanti a noi. Io ho avvertito Tony che il suo intendimenti iniziale giorno per giorno sembrava cambiare. Credo che acquistare il 40%, sia in America che in Italia, abbia un significato. Lì si incominciava a discutere anche sul come venivano applicate le decisioni“.
Una battaglia che si annuncia destinata ad altre rappresaglie, di cui i tifosi farebbero anche a meno.