Gioco delle parti o trattativa arenata? Carlo Calenda risponde al “corteggiamento” di Cateno De Luca per le elezioni Europee ma dal segretario di Azione arriva una risposta che sembra il preludio ad un “due di picche”. Le parole di Calenda, almeno per il momento, “gelano” le aspettative del sindaco di Taormina e leader di Sud chiama Nord che contava di arrivare in tempi brevi alla stretta finale dell’interlocuzione avviata in ottica Bruxelles 2024. “Non c’è alcun accordo con Cateno De Luca. Io ho visto Cateno De Luca su sua richiesta; è venuto in ufficio da me e gli ho spiegato che la politica come intrattenimento non è accettabile”. Così Calenda ha risposto a SkyTg24 con un commento che ribalta la prospettiva di un’intesa che veniva data in dirittura d’arrivo e sulla quale la strada, invece, si fa tutta in salita.
Calenda e De Luca si erano visti nei giorni scorsi a Roma, con il parlamentare di Sud chiama Nord che aveva poi espresso toni molto ottimisti sulla possibilità di trovare la quadra con Azione e sancire un patto in vista delle Europee del prossimo anno. Il comune denominatore della rivincita anti-renziana, almeno per il momento, non basta per rappresentare il collante di un accordo che vede scontrarsi due personalità vulcaniche.
De Luca si era avvicinato al Terzo Polo nei mesi scorsi per la formazione di un cartello politico centrista, poi naufragato tra incomprensioni e posizioni non coincidenti all’atto della discussione sui criteri di formazione di una lista unitaria. Il clima si è arroventato nel momento in cui Matteo Renzi ha portato via al sindaco di Taormina la senatrice eletta con Sud chiama Nord, Dafne Musolino, passata ad Italia Viva. Da allora si è scatenata l’ira deluchiana contro Renzi e quel tavolo è stato anche abbandonato da altre figure, come Letizia Moratti che a sua volta è tornata in Forza Italia. E si è soprattutto consumato il “divorzio” tra Calenda e Renzi, che era nell’aria da mesi.
Sulle ceneri del Terzo Polo e sull’onda del comune sentimento politico di una rivalsa verso Renzi, De Luca ha aperto un canale con Calenda nel tentativo di sintetizzare le rispettive posizioni: “La trattativa prosegue, presto ci vedremo per entrare negli aspetti specifici per quella che potrà essere la lista, per quanto mi riguarda ovviamente l’unica cosa che ho richiesto e che ho posto come condizione e che in ogni caso non ci potrà essere con Renzi, con il quale non voglio più avere nulla a che fare”, ha evidenziato De Luca. Calenda ora invece sgancia un siluro che perlomeno si traduce in una netta frenata nella discussione tra Sud chiama Nord e Azione.
De Luca, a questo punto, dovrà rielaborare la strategia e non sarà semplice trovare le condizioni per una “fumata bianca”. La dichiarazione di Calenda è una mossa per mettere alla prova De Luca e dettare in premessa le condizioni? Oppure Calenda ha già deciso di chiudere le porte? Di certo, in altri momenti De Luca avrebbe reagito con un siluro immediato al leader di Azione, in questa occasione pare aver scelto di non alzare i toni e di continuare ad interloquire senza irrigidire il potenziale alleato. In fondo, c’è chi ritiene che la verità stia nel mezzo, e che forse De Luca è andato un pò troppo avanti rispetto al punto in cui è arrivata la discussione e dall’altra parte c’è l’atteggiamento prudenziale di Calenda, che non vuole scottarsi di nuovo e teme possa “scoppiargli” tra le mani l’esuberanza e l’ingestibilità del vulcanico sindaco di Taormina.
Il rischio è che si riavvolgano le lancette dell’orologio, con un ritorno all’estate appena trascorsa, quando tra Calenda e De Luca erano volate parole grosse e il primo round ebbe un epilogo al veleno. In una polemica social dai toni forti Calenda aveva paragonato De Luca al sindaco di Terni Stefano Bandecchi: “Questi e altri personaggi hanno compreso che fare i buffoni maleducati è il modo più semplice per essere votati. Se la democrazia corre un rischio oggi è quello di finire nella farsa”, aveva scritto il leader di Azione sui social. Fu immediata la replica, in quel frangente, da parte di De Luca: “La differenza tra me e Calenda è che io ho i calli nelle mani, lui li ha in un altro posto, per le tante poltrone che ha avuto in regalo soprattutto da Renzi. Calenda è sbarellato perché ho continuato a dire no all’accordo con lui per “uccidere” Renzi. Smettila di attribuire patenti agli altri”.
Quindi, la “pax” d’autunno in nome della rivincita comune contro Renzi. Questa almeno è la via tracciata da De Luca (“siamo stati traditi entrambi dalla stessa persona”), che ha incontrato Calenda e ha messo da parte tensioni a suo dire scaturite da “incomprensioni create anche da altre persone”. Adesso il secondo round tra De Luca e Calenda si avvia verso il momento della verità e la prospettiva di un punto di convergenza è legata anche all’efficacia che potranno avere alcune mediazioni, sia su Roma che in Sicilia. In questa trattativa un ruolo per smussare gli angoli potrebbero averlo figure politiche vicine ad entrambi i leader, come l’attuale sindaco di Siracusa, Francesco Italia, esponente di Azione e referente politico di Calenda in Sicilia ma allo stesso tempo in stretti rapporti con De Luca, perché “Scateno” lo ha sostenuto al ballottaggio e il vicesindaco Edy Bandiera, a sua volta, ha aderito di recente a Sud chiama Nord.
Il tempo corre e la via si fa stretta. “Ribalteremo questo quadro politico”, ribadisce in queste ore il sindaco di Taormina, che non enfatizza le parole di Calenda e, intanto, a Palermo sta cercando di stringere un patto con le opposizioni, con il Pd e il M5s per la formazione di una coalizione a suo sostegno alle future elezioni Regionali. La sfida al centrodestra è lanciata, nel frattempo però ci sono le elezioni Europee che incombono e diventano un test probante, uno spartiacque nel quale comunque i democratici e i grillini a Roma si contendono il ruolo di anti-Meloni e andranno per la loro strada. Sud chiama Nord ha bisogno di trovare al più presto un partner per un “matrimonio di interessi”, come lo ha definito De Luca. Rimane praticamente soltanto Calenda come opzione percorribile, l’asse con Azione sarebbe nei piani deluchiani il lasciapassare per la conquista di un seggio a Bruxelles, per scollinare la soglia del 4%. Se Azione dovesse dire “No”, la storia cambia. Siamo al dentro o fuori. De Luca lo sa, il “principe” delle sfide impossibili spinge e alza il pressing su Calenda, per non doversi ritrovare a scalare un’altra montagna a mani nude.