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Il cancro del pancreas è la terza causa di morte nei Paesi occidentali e si pensa che diventerà la seconda entro il 2030. L’elevato indice di mortalità (il 95% a 5 anni dalla malattia) è legato ad una diagnosi e sintomi tardivi, ad un accertamento della malattia insoddisfacente e all’inefficacia della terapia.
Alla luce di questi dati, la Medicina interna 1 dell’ospedale Arnas Civico Di Cristina Benfratelli, diretta da Alberto Maringhini, in collaborazione con l’Ordine dei medici di Palermo, guidato dal presidente Toti Amato (consigliere nazionale della Fnomceo), alla presenza del direttore sanitario Salvatore Requirez, ha avviato in Sicilia un “Trial controllato sull’efficacia di uno screening del carcinoma pancreatico”.
L’obiettivo è quello di avere una diagnosi precoce e poter così salvare la vita, sottoponendo a scre
ening la popolazione che ha almeno due parenti affetti da carcinoma pancreatico o sono portatori di alcune mutazioni genetiche che li espongono ad un rischio molto alto di cancro.
“In diversi centri internazionali si stanno cominciando a fare dei tentativi di screening perché dal 10% al 20 % di pazienti con carcinoma del pancreas hanno delle familiarità col problema o delle mutazioni genetiche che li espone ad un rischio molto aumentato – afferma Maringhini – Non siamo ancora sicuri che lo screening sia giusto, infatti lo studio prevede una randomizzazione: una metà dei pazienti faranno screening e l’altra visite con ecografie senza risonanza“.
I sintomi sono sempre tardivi, infatti: “Lo screening non si sottopone a chi presenta già i sintomi bensì a chi possiede dei fattori di rischio. Questi dovranno essere sottoposti a risonanza ogni anno per capire se si possano trovare sintomi prima e, tramite operazione, salvare la persona“, prosegue il direttore di medicina interna.
“Il ruolo dell’Omceo di Palermo – ha detto il presidente Amato – è individuare su tutto il territorio regionale, grazie al supporto di tutti gli altri ordini provinciali, chi presenta lesioni sospette secondo gli indicatori di ricerca stabiliti dai coordinatori dello studio, cioè la storia familiare di tumore pancreatico, la presenza di alcune specifiche mutazioni germinali o di sindromi genetiche ereditarie. I soggetti che rientrano in queste categorie saranno inseriti nel programma diagnostico previsto dalla linee guida internazionali dedicate e verranno segnalati al team della Medicina 1, dove inizieranno un percorso di cura e sorveglianza”.
“Il Civico si sta impegnando intanto mettendo a disposizione l’unità operativa – afferma Requirez – All’interno del progetto si tracciano anche dei percorsi di formazione. Esistono infatti dei sistemi di formazione trasversali affinché ciò che viene stabilito, approvato e condiviso dalle ricerche diventi patrimonio di tutta la comunità scientifica“.