C’è chi parla di “sfortuna”, chi di “codice degli appalti da riformare”, chi di “mancata vigilanza delle stazioni appaltanti” e chi punta il dito contro l’ormai consolidata cattiva abitudine delle “varianti in corso d’opera”.
Fatto sta che in Sicilia costruire nuove opere pubbliche è diventata una vera e propria “Mission impossible”. Tra rischi di infiltrazioni mafiose, progetti con lacune grossolane evidenziate dall’ANAC, e inchieste giudiziarie che coinvolgono sempre più spesso i grandi colossi delle costruzioni, nell’Isola stanno aumentando a dismisura i cantieri infiniti e – di conseguenze – le incompiute.
I grandi gruppi che dovrebbero garantire solidità negli appalti miliardari spesso si ritrovano – per varie ragioni – in crisi o in fuga dalla Sicilia. Ecco una carrellata con tutti i gruppi e gli appalti a rischio.
La crisi della CMC
La CMC di Ravenna è uno dei colossi delle costruzioni a livello internazionale che in Sicilia ha in mano due grandi appalti: l’ammodernamento della strada statale Palermo-Agrigento (SS121, lungo la tratta Bolognetta-Lercara Friddi) e della Agrigento-Caltanissetta (SS640, la cosiddetta Strada degli scrittori). Due grandi appalti che insieme superano il miliardo di euro e che rischiano di rimanere incompiute. Così come la Metropolitana di Catania, dove CMC lavora alla Ferrovia Circumetnea.
Di recente infatti la Cmc (che fa parte dell’ATI “Bolognetta scpa” con Tecnis e CCC) ha chiesto di accedere al concordato preventivo. Da qui i grandi timori del presidente della Regione Nello Musumeci, che col suo assessore ai Trasporti Marco Falcone hanno più volte scritto e sollecitato il Governo nazionale, e in primis, i ministri Danilo Toninelli (MIT) e Luigi Di Maio (MISE). Sindacati, lavoratori e sindaci dei Comuni interessati seguono con apprensione la vertenza del gruppo ravennate. L’esito potrebbe sconvolgere e dare una mazzata alla già precaria viabilità siciliana.
La fuga della SIS
Dopo oltre 10 anni di lavori, il Passante ferroviario di Palermo – in mano al consorzio italo-spagnolo SIS, per un valore di 1,3 miliardi di euro – non sarà completato. O meglio, non dalla SIS, che ha deciso di rescindere il contratto con RFI per un contenzioso che si trascina da anni davanti al Tribunale di Roma. I costi dell’appalto, dopo 10 anni, hanno sforato il margine di profitto, e l’impresa è andata in perdita poiché i prezzi risalgono al 2008, quando fu aggiudicata la gara. Nel frattempo sono intervenute: inchieste, presunte infiltrazioni mafiose, varianti, “imprevisti geologici” (vedi Vicolo Bernava) e un caos che ha di fatto consegnato un’opera al 95%.
Non si sa ancora chi dovrà completare il Passante, chi dovrà abbattere le case pericolanti di Vicolo Bernava; ci sono ben 3 stazioni da riappaltare (“Kennedy-Capaci”, “Belgio”, “Lazio”) e una da ultimare (“Giustizia-Imera”).
E dire che il consorzio torinese gode di ottima salute e a Palermo ha realizzato un’altra grande opera, rispettando i tempi alla perfezione: il tram. Probabilmente le lungaggini burocratiche, gli intoppi e le varianti non hanno dato il giusto input per completare bene ed in tempo anche il Passante.
Il caso TECNIS
È uno dei casi più noti alle cronache locali. Una parabola discendente di quello che (fino al 2015) era il primo colosso delle costruzioni in Sicilia, e la 15ª impresa in Italia per fatturato. Stiamo parlando del Gruppo Tecnis.
La storia è talmente complessa e lunga che sarebbe impossibile sintetizzarla in poche righe. QUI il resoconto di tutti gli appalti di Tecnis a rischio.
Le grane di Astaldi (Condotte Spa)
Bloccati pure i lavori sulla Siracusa-Gela, un appalto da 284 milioni in mano ad Astaldi (Condotte spa), travolta da un’inchiesta giudiziaria. Il Mise ha autorizzato l’ingresso di un’altra siciliana: la Cosedil di Andrea Vecchio che aveva il 30% dell’appalto. Bisogna prima però conteggiare i lavori svolti da Condotte per far ripartire i lavori.
Il mistero del gruppo TOTO
Anche questo è uno dei più grandi colossi italiani e internazionali per costruzioni. Il gruppo Toto Costruzioni Generali è una holding molto grossa e con migliaia di opere realizzate in giro per il mondo. In Sicilia ha vinto il mega appalto di raddoppio ferroviario Cefalù Ogliastrillo-Castelbuono che vale oltre mezzo miliardo di euro.
Saranno creati in 6 anni ben 12,3 km di nuova linea e la nuova stazione di Cefalù sarà in galleria, consentendo l’eliminazione definitiva di ben 7 passaggi a livello. Aggiudicato nel lontano 2012, ancora dopo 7 anni, l’impresa deve avviare a tutti gli effetti i lavori. I cantieri preliminari (indagini geognostiche e archeologiche, più la bonifica da ordigni bellici) erano partiti (in ritardo) il 7 aprile 2015, mentre a giugno 2015 sarebbero dovuti iniziare gli scavi veri e propri.
Poi sono state sollevate “riserve sull’impatto ambientale di alcune opere”, e si vociferava di un radicale cambio del progetto con eliminazione della “galleria di sfollamento” della nuova fermata sotterranea di Cefalù, la cosiddetta “finestra” di Sant’Ambrogio e il piazzale per l’inversione della “talpa” di Contrada Carbone, opere che avrebbero avuto un forte impatto per l’ambiente.
Fatto sta che ancora oggi di ruspe non v’è traccia. E i sindacati della Fillea Cgil hanno più volte ammonito Toto, Rfi e Italferr per conoscere il motivo di questo silenzio assordante. Un vero mistero.
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