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Il referto

“Carenza di visione e di programmazione”, la Corte dei Conti boccia la Regione sui rifiuti: allarme anche sui termovalorizzatori

venerdì 5 Dicembre 2025

Nuova bocciatura della Corte dei Conti sulla gestione del ciclo dei rifiuti in Sicilia. La Sezione di controllo ha evidenziato diverse criticità per quanto concerne l’economia circolare e le azioni a tutela dell’ambiente e di manutenzione e di valorizzazione del territorio.

Non c’è dunque pace per il sistema dei rifiuti nell’Isola. Il referto parte da una serie di problematiche strutturali e commissariamenti, ormai da decenni, che hanno contribuito nel mettere il settore in ginocchio. Una stagione delle emergenze aperta nel 1999 e ancora non chiusa a ridosso del 2026.

Dalla raccolta differenziata alla prevenzione, dai costi all’impiantistica, fino al rischio fallimento per i termovalorizzatori. Già, perché ciò che emerge dalla delibera della Corte dei Conti è un ciclo dei rifiuti ricco di falle e che rischia così di vanificare i lavori compiuti e portati avanti in questi anni. A pesare in particolar modo sarebbe stata la scelta della Regione di non scommettere sull’implementazione della rete impiantistica quanto, piuttosto, sul trasferimento dei rifiuti oltre confine, generando ulteriori costi ai Comuni, già in gravi difficoltà gestionali. Interventi definiti dalla Corte dei Conti senza una visione strategica.

In estrema sintesi sarebbero queste le causa che impedirebbero un pieno raggiungimento degli obiettivi previsti dalla legislazione europea, statale e regionale.

La Corte dei Conti: “In Sicilia gravi carenza programmatorie”

Nelle conclusioni della referto la Corte dei Conti si può infatti leggere “che, dal punto di vista gestionale, il ciclo dei rifiuti in Sicilia è caratterizzato da gravi carenze programmatorie, organizzative, gestionali, informative ed attuative, che determinano – a cascata – ancor più gravi inefficienze nella pianificazione, nel monitoraggio e controllo delle attività e, conseguentemente, nell’impiego delle risorse pubbliche. Tuttavia, la carenza di una pianificazione attendibile rischia di inficiare, in partenza, il completamento di tutta la rete impiantistica integrata, come del resto dimostrano cinque lustri di gestioni commissariali, che avevano come obiettivo precipuo la realizzazione delle infrastrutture necessarie, ma che – anche per la mancanza di una visione di carattere generale – non hanno prodotto i risultati auspicati“.

Ma andiamo più nel dettaglio nel scoprire tutte le criticità emerse.

Le principali carenza imputate alla Regione

La “grave ed ingiustificabile” carenza di documentazione sulle gestioni commissariali e la carenza organica tra le mura del Dipartimento regionale dell’Acqua e dei Rifiuti sono indicate come le prime causa legate alla difficoltà di svolgere controlli e all’effettivo ed efficace svolgimento delle funzioni istituzionali.

Altro elemento sono i ritardi. Tra le righe è, infatti, evidenziato come l’amministrazione abbiamo approvato nel 2024 lo stralcio rifiuti urbani, ma in ritardo per quanto riguarda il capitolo rifiuti speciali, il cui iter è stato ultimato solo qualche mese fa. Da aggiornare è invece lo stralcio bonifiche. Un ritardo che si abbatte così anche sul Piano regionale dei rifiuti. Il documento del 2024 i dati si basa su dati del 2022 “senza l’indicazione della metodologia utilizzata, tanto è vero che – allo stato attuale – in base a quanto rappresentato dall’Amministrazione regionale in sede di contraddittorio lo stesso Piano risulta essere ormai superato in alcuni punti fondamentali“. Inoltre, non sarebbero state fornite specifiche indicazioni sulle attività di prevenzione della formazione dei rifiuti effettivamente realizzate, ancorché programmate nel Prgru del 2024 con un puntuale cronoprogramma. Focus sul Piano dei rifiuti anche per quanto riguarda il mancato inserimento dei centri comunali di raccolta “in quanto non classificati come impianti di trattamento dei rifiuti, non deve far venir meno l’attenzione su di essi da parte dell’Amministrazione regionale, in considerazione del ruolo primario rivestito dai C.C.R. per un’accurata e proficua differenziazione dei rifiuti“.

Il problema della rete impiantistica ricade anche sugli Ambiti territoriali ottimali: “La suddivisione del territorio regionale in n. 18 A.T.O. (ambiti territoriali ottimali) non risulta funzionale allo svolgimento dei compiti istituzionali ad essi affidati, a causa del mancato raggiungimento della loro autosufficienza gestionale. La mancata produzione di una ricognizione analitica delle dotazioni impiantistiche di ciascun A.T.O., aggiornata a settembre 2025, non permette di verificare se l’Amministrazione regionale abbia una visione complessiva ed aggiornata dell’impiantistica (pubblica e privata) presente sul territorio regionale con riferimento ai singoli A.T.O., in base alla quale realizzare un’adeguata programmazione“.

E poi ancora: “La mancata dimostrazione di un’accurata e capillare conoscenza delle dotazioni impiantistiche attualmente funzionanti sul territorio regionale non permette a questa Sezione di verificare se la programmazione e il dimensionamento dei nuovi impianti – con esplicito riferimento ai termovalorizzatori – e delle discariche siano stati effettuati in conformità ai parametri di economicità, efficacia ed efficienza, in un’ottica realmente integrata della gestione dei rifiuti, che deve sempre rispettarne la più volte richiamata ‘gerarchia’ (prevenzione; riutilizzo; riciclaggio; recupero di altro tipo, tra cui quello energetico; smaltimento)“.

rifiutiA mancare all’appello sono anche le modalità di realizzazione degli impianti intermedi di trattamento dei rifiuti “in quanto l’Amministrazione regionale ha fatto riferimento – per lo più – a finanziamenti futuri, non ancora definiti, con conseguente incertezza sui tempi della loro realizzazione“. In quest’ottica “l’adeguato dimensionamento dei termovalorizzatori pubblici, per i quali sono stati stanziati 800.000.000 di euro, è indispensabile per garantire, nel lungo periodo, una gestione sostenibile del ciclo dei rifiuti sotto il profilo economico (per gli alti costi di funzionamento), ambientale (per gli scarti, destinati alle discariche, e i fumi prodotti) e sociale (per l’impatto sulla popolazione)“.

Le gravi carenze impiantistiche – prosegue la Corte dei Conti – incidono notevolmente sui costi – a carico dei Comuni – dei servizi di trattamento/smaltimento dei rifiuti, per i quali si impone il trasferimento fuori Regione. Inoltre, la mancanza di un adeguato sistema di trattamento (specialmente dei rifiuti differenziati) impedisce l’adozione della tariffazione puntuale“.

Attività di programmazione e di pianificazione della Regione e delle Srr che sarebbe complicata anche dall’assenza di una piattaforma web unitaria.

Cosa chiede alla Regione

In totale sono 11 i chiarimenti richiesti all’amministrazione regionale: “completare la trasmissione delle relazioni periodiche dei Commissari straordinari, con particolare riguardo alla realizzazione degli interventi delegati; fornire aggiornamenti sull’approvazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti – stralcio Rifiuti speciali e stralcio Bonifiche; fornire aggiornamenti sull’utilizzo di una piattaforma web unica per la completa acquisizione delle informazioni, anche di dettaglio, relative a tutti i flussi del ciclo dei rifiuti; fornire aggiornamenti sulle concrete attività di prevenzione sulla formazione dei rifiuti, realizzate dall’amministrazione; fornire un quadro aggiornato delle dotazioni impiantistiche (pubbliche e private) per ciascun A.T.O., specificando le capacità d’uso potenziali e reali dei singoli impianti (operatività, utilizzazione effettiva, messa fuori esercizio), al fine del raggiungimento dell’autosufficienza degli A.T.O. stessi per lo smaltimento dei rifiuti urbani; 222 Corte dei conti – Sezione di controllo per la Regione siciliana fornire un quadro aggiornato degli interventi (pubblici e privati) programmati e in corso di realizzazione, con indicazione delle fonti di finanziamento e dei relativi cronoprogrammi; fornire un analitico riscontro sull’economicità, efficacia ed efficienza degli A.T.O., alla luce dei criteri indicati all’art. 200, comma 1, D. lgs. n. 152/2006, e comunicare eventuali iniziative intraprese per la razionalizzazione dell’organizzazione territoriale d’ambito; fornire un riscontro informativo e tecnico sul dimensionamento dei termovalorizzatori e delle discariche, anche alla luce dei dati più recenti relativi ai flussi di rifiuti urbani; fornire un riscontro completo sui Centri Comunali di Raccolta (CRR) attivi, programmati ed in corso di realizzazione sull’intero territorio regionale; fornire aggiornamenti sui flussi di rifiuti trasferiti fuori Regione e sui relativi sovracosti, anche in relazione alla realizzazione degli impianti previsti nel PRGRU del 2024; fornire aggiornamenti sull’adozione di un sistema di tariffazione puntuale all’interno del territorio regionale“.

De Luca: “Schifani come Attila. La Corte dei Conti boccia sistema allo sbando”

Antonio De Luca

A sollevare per prima la questione il capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars Antonio De Luca: “Schifani come Attila, dove passa lui non cresce più nulla. Quando andrà a casa sarà sempre troppo tardi. Ormai non passa giorno senza che arrivi una notizia che certifichi l’inefficienza e l’inefficacia di un governo e di una maggioranza delegittimati da risultati inesistenti e dalle numerose inchieste della magistratura. Ora è il turno della Corte dei Conti che certifica in modo inequivocabile l’ennesimo fallimento del governo regionale nella gestione dei rifiuti. Non è un richiamo formale: è un’accusa pesante e definitiva nei confronti di chi ha governato per lustri, riducendo la Sicilia a un’isola in emergenza continua, col governo Schifani che in questo disastroso ambito, con la fallimentare decisione di realizzare due inceneritori, rischia di fare la parte del leone. Gli inceneritori secondo la magistratura contabile non bastano a garantire una gestione sostenibile, visto che, come rilevano i magistrati e come abbiamo sempre sostenuto noi, non esiste certezza su tempi, dimensioni o efficacia degli impianti. Il rischio, anche per loro, è che diventino soltanto un costo aggiuntivo per cittadini e Comuni, con scarti ancora da smaltire ed emissioni ambientali da gestire senza un piano credibile. La Corte descrive un sistema allo sbando: senza visione, senza competenze, senza trasparenza e soprattutto senza infrastrutture adeguate. Non basta più trasferire i rifiuti fuori regione: occorre una rete impiantistica stabile, coerente e adeguata ai bisogni reali di tutta l’isola. Invece di puntare su infrastrutture serie, è stato ignorato tutto ciò che serve per ridurre la produzione di rifiuti, differenziare in modo efficace o promuovere il riciclo e il riuso. Le politiche di prevenzione sono rimaste sulla carta. I piani presentati sono vecchi, contraddittori, poco trasparenti. La conseguenza di tutto ciò è sotto gli occhi di tutti: costi altissimi a carico delle comunità locali, trasferimento sistematico dei rifiuti fuori regione, incapacità di applicare una tariffazione puntuale, assenza di impianti funzionali per il trattamento e la raccolta differenziata. Il risultato è un ciclo dei rifiuti che non solo non è chiuso, ma non è mai stato nemmeno progettato in modo serio e duraturo. Nonostante tutto questo abbiamo un presidente novello custode dell’ambiente, con tanto di certificazione arrivata dall’assessorato alle sue dipendenze. A lui facciamo una proposta: se malauguratamente questi inceneritori dovessero un giorno vedere la luce, bruci come prima cosa il costosissimo attestato attribuitogli a spese dei siciliani dall’assessora Savarino. Sarà una delle pochissime cose giuste che avrà fatto in questa pessima legislatura“.

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