Ma quanto costa mantenere un figlio nei mesi in cui non va a scuola? Due report pubblicati nei giorni scorsi, uno di Kruk Italia che ha analizzato la Sicilia (e due nazionali di Adoc e Federconsumatori) evidenziano un aumento dei costi per le famiglie nel periodo estivo.
Abbiamo raccolto i dati per aver un quadro della situazione di ciò che affrontano le famiglie siciliane sul tema dei campi e dei centri estivi dedicati ai bambini e adolescenti.
Caro figli in Sicilia: il report di Kruk Italia
L’anno scolastico si è concluso e i genitori si sono dovuti organizzare trovando soluzioni per impegnare i propri figli durante i mesi senza scuola.
Kruk Italia, l’esperto del debito, ha indagato attraverso un sondaggio quali sono i comportamenti economici delle famiglie nel periodo estivo vista la particolare congiuntura economica che stiamo vivendo.
La Sicilia è al 2° posto tra le regioni d’Italia per numero di debiti privati in questo settore nella classifica del report.
Se in Italia mantenere un figlio costa in media 645 euro al mese la cifra è destinata a crescere durante l’estate per genitori con figli piccoli e pre adolescenti, alla ricerca di un’occupazione per la loro progenie, che deve comunque essere accudita e stimolata in attività ricreative o formative.
Questo tema, secondo l’indagine Kruk Italia, riguarda la maggior parte dei genitori italiani, solo il 10% dei rispondenti infatti dichiara di non usufruire dei campi estivi e addirittura il 21% del campione afferma che per le attività estive (campi estivi inclusi) si arriva a pagare la stessa cifra che si spenderebbe per portare i propri figli in vacanza.
La situazione appare particolarmente allarmante in regioni come la Sicilia al secondo posto per numero di persone con un debito gestito da Kruk Italia (10,59%), preceduta solo dalla Campania (11%). Mentre la media nazionale è del 4%.
Considerando pasti in più, qualche sfizio e le varie attività di intrattenimento per la maggior parte del campione la spesa aggiuntiva è compresa tra i 600 e gli 800 euro da aggiungere al mantenimento regolare del figlio.
Addirittura c’è un 17% che afferma di spendere più di 1000 euro per impegnare i figli in estate, un mix preoccupante se unito al fatto che gli stipendi italiani sono invariati da decenni. Il quadro economico famigliare rischia di diventare complesso, specialmente senza una pianificazione precisa del budget.
Nonostante ciò il fattore economico è al 3° posto quando si cerca il campo estivo adatto al proprio figlio, prima lo si sceglie in base alla varietà di attività all’aperto offerte (38%), poi alla vicinanza del campo a casa (28%) e in fine in considerazione del costo settimanale (17%).
Le opzioni alternative alla scuola in estate
Tra le numerose alternative che sono nate per supportare le famiglie con bambini durante il periodo estivo quelle più gettonate sono i campi estivi, dove il 72% del campione risponde di mandare i propri figli e che, dopo la vacanza studio scelta solo dal 24% dei rispondenti, è considerata l’opzione più costosa (62%). La maggior parte dei bambini trascorrerà nei campus dalle 3 alle 4 settimane (31%) e alcuni anche più di 4 (24%).
Campi estivi non sempre economici – C’è un altro punto su cui gli intervistati sono quasi completamente d’accordo: i rincari rispetto allo scorso anno. Questi sono percepiti dal 59% dei rispondenti e a volte includono i costi aggiuntivi delle varie attività, addirittura il 69% ne è stato sorpreso almeno una volta. Le spese extra per il 55% del campione riguardano le trasferte e le gite fuori porta seguite a parimerito da abbigliamento/attrezzatura sportiva e la spesa per il pasto al sacco o la mensa (38%), terza posizione per gli abbonamenti extra a navette o club sportivi (21%).
Visti i dati emersi dal sondaggio è evidente che per le famiglie con bambini in età scolare, la fine della scuola segni un’ulteriore importante occasione di spesa che deve essere contemplata nel paniere economico del nucleo familiare alla stessa stregua delle vacanze. Ed essendo una ricorrenza annuale è una voce per cui va accantonato un budget di modo da poterlo preventivare tra le spese della famiglia.
“Ogni anno questo periodo è un salasso per le famiglie con bambini, la spesa per le attività dedicate a loro nei mesi senza scuola incidono notevolmente sul bilancio familiare. L’indicazione con cui consigliamo di affrontare il momento delle iscrizioni ai vari campi estivi è quello di pianificare sin da inizio anno un budget dedicato, coerente con quanto speso l’anno precedente ma che tenga anche in considerazione eventuali spese extra. Dalla nostra indagine abbiamo appreso che il 62% del campione dichiara di pianificare questa spesa ma il 34% degli intervistati ha ammesso di non riuscire a rispettare il budget prefissato. Questo anche per via dei rincari, delle spese straordinarie e imprevisti che sono, purtroppo, sempre da considerare”, dichiara Giusy Minutoli, Regional Manager di Kruk Italia.
Soprattutto in regioni come la Sicilia, dove registriamo moltissime persone con un debito da noi gestito, suggeriamo massima attenzione alla pianificazione di queste spese ricorrenti e gli eventuali imprevisti annessi. Personalmente, essendo nata e cresciuta in Sicilia, comprendo bene la situazione e le difficoltà che le famiglie affrontano in questo periodo dell’anno” , conclude Giusy Minutoli.
Fonte dati: Report Sicilia Caro Figlio- indagine Kruk Italia
Osservatorio Nazionale Federconsumatori: il monitoraggio dei costi dei centri estivi
L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha effettuato il monitoraggio dei costi dei centri estivi, confrontandoli con i dati relativi al 2019.
Dalla rilevazione è emerso che il costo medio settimanale è pari a 190 euro per un centro estivo in una struttura privata (+13% rispetto al 2019).
Il costo scende a 115,00 (+20% rispetto al 2019) per i ragazzi che frequenteranno il centro estivo solo mezza giornata (fino alle ore 14:00). Esiste inoltre, in alcuni casi, l’opzione del pranzo al sacco: portando pranzo e merenda da casa il costo della giornata si riduce a 88,00 euro a bambino (+19% rispetto al 2019).
Per quanto riguarda, invece, il prezzo rilevato per i centri estivi organizzati in strutture pubbliche, il costo si aggira intorno ai 75,00 euro per metà giornata (+50% rispetto al 2019), e ai 95,00 euro per il tempo pieno (+17% rispetto al 2019).
La differenza riscontrata tra pubblico e privato è dovuta a diversi fattori: oltre alle strutture che ospitano i bambini (che per i centri estivi pubblici sono perlopiù istituti scolastici) il costo varia notevolmente anche in base alla tipologia delle attività ludiche e socio-educative svolte.
Considerando i costi su base mensile emergono cifre proibitive:
- 760,00 euro mensili per ogni bambino o ragazzo che frequenta strutture private
- 380,00 euro per chi frequenta quelle pubbliche.
Per molte famiglie si tratta di importi insostenibili. Per questo, all’insegna del risparmio, sono nate negli ultimi anni forme di condivisione e collaborazione.
Dalle “tate condivise”, che accudiscono fino a 4 bambini; agli stessi genitori che programmano a turno le ferie per prendersi cura dei propri figli e degli amichetti più stretti, fino all’aiuto spesso insostituibile dei nonni.
Fonte dati: Comunicato del monitoraggio dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori
Il report di Adoc-Eures: aumenti da Nord al Sud
Il costo medio settimanale per una famiglia che decide di portare il proprio figlio a un centro estivo per una settimana ad orario pieno si attesta a 154,30 euro e per l’orario ridotto a 85 euro.
Immaginando otto settimane di iscrizione al centro, una famiglia spenderebbe 1.234 euro, che salgono a 2.382 euro per due figli, pari a una volta e mezzo una retribuzione media, considerando che lo sconto medio per i fratelli, qualora applicato, raramente superi il 10%.
È quanto sottolinea un’indagine nazionale di Adoc e Eures, che ha analizzato i costi dei centri estivi tra Nord, Centro e Sud Italia. E in cinque città: Milano, Bologna, Roma, Napoli e Bari, rilevando un aumento medio del +10% rispetto al 2023.
Differenze geografiche
Le differenze di costo sono significative anche a livello geografico: i centri estivi del Nord Italia risultano i più cari, con un costo medio per una settimana di 175 euro a tempo pieno, contro i 148 euro del Centro e i 118 euro del Sud. Considerando il tempo ridotto i costi settimanali scendono, in media, a 102 euro al Nord, 98 euro al Centro e a 58 euro al Sud.
Tra i servizi offerti dai centri estivi, il più diffuso è il servizio di refezione (presente nel 75,3% dei casi), mentre la merenda è inclusa solo nel 44,2% delle strutture.
Circa il 25% dei centri estivi offre un servizio di pre e/o post-camp (servizio che consente di lasciare e riprendere i propri figli prima e oltre l’orario stabilito) con un costo aggiuntivo.
“Troppo elevati, ingiustificati e spesso inaccessibili per la maggior parte dei genitori i costi dei centri estivi – dichiara Anna Rea, Presidente Adoc – tutto ciò è aggravato dal lungo periodo di chiusura delle scuole. Un problema che si ripropone ogni anno e che pesa esclusivamente sui genitori, in particolare su quelli che lavorano entrambi, sono senza il supporto della famiglia di origine o dove il carico è sostenuto solo dalle madri. Oltre al senso di abbandono avvertito dai genitori, a rischio sono l’apprendimento e le competenze acquisite durante l’anno dai bambini e dai ragazzi e l’amplificarsi delle disuguaglianze sociali. Non tutti, infatti, possono permettersi attività, centri estivi o vacanze studio e i più fragili restano parcheggiati sul divano davanti a tablet o cellulari”.
“Serve un cambio strutturale da parte delle istituzioni – continua Rea – per sostenere le famiglie e garantire un servizio educativo e ricreativo accessibile a tutti”.
Fonte Dati: Secondo Rapporto Adoc – Eures sui costi dei centri estivi