“Nel mio assessorato si è cercato di bypassare il mio nome”. Così ha esclamato l’assessore all’Ambiente e Territorio, Toto Cordaro, davanti alla commissione Antimafia presieduta dal Claudio Fava, sul caso Arata.
Tra i due soci, Arata e Nicastri, di fatto c’era una notevole differenza: il primo palese e il secondo occulto. Paolo Arata, con telefonate, messaggi, appuntamenti e incontri aveva preso contatti, tra gli altri, sembrerebbe anche con esponenti politici siciliani, fra cui Gianfranco Micciché, Alberto Pierobon, Toto Cordaro, Saverio Romano, Mimmo Turano, Calogero Mannino.
Voleva sbloccare così le procedure anche per conto di Nicastri, che non poteva risultare ufficialmente perchè già destinatario di una maxiconfisca per mafia e oggi di nuovo in cella per concorso esterno. Nicastri stesso, però, afferma, nelle sue dichiarazioni del 13 giugno, che è meglio “avere sempre e comunque un contatto con i funzionari che si occupano delle pratiche, piuttosto che cercare gli esponenti politici“. I politici dunque non sarebbero stati pagati, nell’affare del biometano, perchè non servivano. Chiamati in causa invece, oltre ad Alberto Tinnirello, anche un altro funzionario regionale, Giacomo Causarano: a loro sarebbero stati dati 100 mila euro e promessi altri 400 mila. Con i loro via libera, Nicastri avrebbe potuto guadagnare tra 10 e 15 milioni.
“Incontrai Arata una sola volta nella stanza del mio assessorato – ha detto Cordaro all’Antimafia – lui si è presentato come responsabile del centrodestra per il settore dell’energia. Mi era stato presentato come soggetto di assoluta preparazione. Mi chiese se potessi intervenire per due progetti i quali non fossero assoggettati dalla procedura Via. Dopo qualche giorno incontrai l’ingegner Parlavecchio e il mio capo di gabinetto Palizzolo. Parlavecchio mi disse che il desiderio di Arata era impossibile”.
L’assessore si dice abbastanza convinto che all’interno del suo assessorato qualcuno lavorasse per le pratiche dell’Arata senza metterlo al corrente. Durante l’audizione Toto Cordaro ha mostrato a Claudio Fava un messaggio whatsapp in cui l’Arata in modo elegante dissentiva delle mancate risposte telefoniche da parte dell’Assessore. “Saverio Romano tempo fa mi chiamò dopo aver ricevuto una chiamata da Gianni Letta“. Afferma in audizione l’assessore Cordaro. “Letta ha riferito a Romano che non si spiegava la mia chiusura nei confronti dell’Arata. Io dissi a Saverio che per me era una pratica chiusa“.