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Caso Ksm, M5S invoca l’intervento della Commissione nazionale antimafia

martedì 10 Ottobre 2017
bindi

Sulla vicenda Ksm il M5S torna di nuovo alla carica invocando stavolta alla Commissione nazionale antimafia di trattare il caso di uno degli Istituti di vigilanza più grandi d’Italia. La richiesta è stata avanzata dai deputati pentastellati all’Assemblea regionale siciliana, Giampiero Trizzino e Sergio Tancredi. I due si sono rivolti al presidente Rosi Bindi per chiedere l’audizione del ministro dell’Interno, Marco Minniti, di quello del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, e di Fausto Milillo, presidente del Consiglio di amministrazione di Ksm.

L’intervento dell’antimafia era stato chiesto per la prima volta nel luglio scorso, durante una seduta della Commissione Lavoro dell’Assemblea regionale Siciliana dedicata ad una vertenza tra l’azienda e le organizzazioni sindacali. Al centro della discussione la procedura di mobilità avviata nei confronti di 524 dipendenti, 516 vigilantes e 8 amministrativi, e le anomalie relative al sistema dei cambi d’appalto nel settore della vigilanza. Durante la discussione alcuni rappresentanti sindacali dei Cobas avevano fornito informazioni e documenti che avevano richiamato l’attenzione dei commissari, tanto da spingere il presidente Marcello Greco a trasferire la questione presso la Commissione antimafia all’Ars.

Da allora però la Commissione regionale guidata da Nello Musumeci, attuale candidato alla presidenza della Regione per il centrodestra, non ha ancora trovato il tempo per convocare la seduta. Anche i ripetuti appelli fatti da Trizzino non hanno sortito nessuna risposta e con la sospensione delle attività di tutte le commissioni all’Ars, in vista delle elezioni del prossimo 5 novembre, la discussione presso il Parlamento siciliano si è arenata.

“Adesso la Commissione nazionale faccia luce sull’annoso problema della sicurezza – affermano i due parlamentari del Movimento 5 Stelle e verifichi i metodi con cui le aziende del settore operano e partecipano a gare d’appalto, anche bandite da enti pubblici, che non rispettano i costi minimi del lavoro. Il silenzio delle istituzioni è inaccettabile. Per quanto si tratti di rapporti privatistici, il numero dei lavoratori coinvolti e la delicatezza del problema impongono una presa di posizione urgente da parte di tutti”.

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