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al via 'identificazione del Viminale

Catania, caso di scabbia sulla Geo Barents: peggiorano le condizioni a bordo

martedì 8 Novembre 2022

Help… help” urlano i migranti a bordo della Geo Barents. Sulla nave della Ong, attraccata nella banchina del molo dieci del porto di Catania, i naufraghi mostrano due cartelli, in uno c’è scritto “Help” e nell’altro “Disembark 4 all”.

Oggi, 8 novembre, gli ispettori dell’Usmaf hanno effettuato una rivalutazione dei migranti a bordo della Geo Barents.

Il medico di bordo ci ha riferito che è in corso sulla Geo Barents un contagio di scabbia, per cui abbiamo chiesto nuova rivalutazione sotto il profilo sanitario e psicologico“. Così il senatore del Pd Antonio Nicita parlando con i cronisti nel molo 10 del porto di Catania.

Un mezzo del ministero degli interni che viene utilizzato per le identificazioni è appena entrato in banchina, nel molo dieci del porto di Catania. 

Questo farebbe ipotizzare un eventuale sbarco di migranti dalla Geo Barents nel caso gli ispettori dell’Usmaf – attesi a breve – dovessero verificare a bordo condizioni critiche. Si tratta dello stesso mezzo usato per identificare i naufraghi che hanno lasciato la nave della Ong perché ritenuti fragili.

Ahmed, uno dei due siriani che ieri si era lanciato in mare dalla nave Geo Barents è stato appena portato via in ambulanza. Ha 39 di febbre ed è stato trasferito in ospedale. (ANSA).

Il racconto di un migrante siriano

“Dopo giorni e giorni su quella nave stavo impazzendo. Avevo la sensazione che il mio corpo ed i miei sogni si stavano sgretolando. Sono grato per tutta l’assistenza che ho ricevuto a bordo, ma non potevo più supportare quella situazione”.

Così Youssuf, il migrante siriano che ieri – insieme ad altri due naufraghi – si è tuffato dalla Geo Barents ed è stato portato sul molo del porto di Catania. Da questa mattina, informa Medici senza frontiere, l’uomo sta rifiutando cibo ed acqua.

“Ho lasciato la Siria occidentale – spiega Youssuf – per dare una vita sicura alla mia famiglia. Ho lasciato lì quattro figlie, sperando che mi possano raggiungere presto in un posto sicuro qui in Europa. La più piccola ha solo 6 anni. Tutte hanno visto bombe cadere sulla nostra città in questi anni ed ora non possono andare a scuola a causa della mancanza di sicurezza che persiste nell’area. Dappertutto ci sono gruppi armati che sequestrano persone per chiedere un riscatto, la situazione è fuori controllo ed io temo per le loro vite ogni giorno. Voglio semplicemente – ha sottolineato – trovare un posto dove loro possano sentirsi libere dalla paura ed al sicuro. Quello è il mio sogno ed io non permetterò a nessuno di portarmelo via”.

 

 

 

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