Il nome di Serafino Famà, probabilmente a molti, e soprattutto alle nuove generazioni, dirà poco o, nell’ipotesi più drastica, addirittura nulla. La sua figura è strettamente legata alla città di Catania, una storia fatta di coraggio, regole e amore per la professione forense.
Famà era un avvocato penalista, che non considerava la sua funzione un semplice lavoro. Un professionista integerrimo che agiva a difesa della forma e delle regole: credeva nella toga che indossava, onorandola ogni giorno, nella giustizia, nel diritto di ogni uomo ad essere difeso, nella legalità. Un uomo di legge che si rifiutava di scendere a compromessi.
“Onestà e coraggio. Se ti comporti con onestà e coraggio non devi avere paura di nulla”, era la frase che ripeteva spesso e che descrive letteralmente la sua personalità.
La vita di Serafino Famà si interruppe, a soli 57 anni, tragicamente il 9 novembre del 1995 quando, intorno alle 21, venne ucciso all’angolo tra viale Raffaello Sanzio e via Oliveto Scammacca. Famà, in compagnia del collega Michele Ragonese, era appena uscita dallo studio poco distante e stava raggiungendo la macchina parcheggiata in piazzale Sanzio per rientrare a casa, quando venne raggiunto da 6 colpi di Berretta calibro 7,65 dotata di silenziatore, che lo colpirono ripetutamente al volto e al torace. Morì dopo una inutile corsa in ambulanza al Pronto Soccorso dell’ospedale Garibaldi.
Per circa un anno e mezzo le indagini non condussero a piste investigative concrete, sino al 6 marzo 1997, quando Alfio Giuffrida, affiliato e reggente del clan mafioso Laudani, manifestò la sua intenzione di collaborare con la giustizia. In base alla prima ricostruzione, Giuseppe Di Giacomo era il mandante che, dal carcere, aveva ordinato l’omicidio agli esecutori materiali Salvatore Catti e Salvatore Torrisi, mentre lo stesso Giuffrida e Fulvio Amante osservavano la scena da un’automobile.
Di Giacomo aveva una relazione sentimentale con Stella Corrado, moglie di suo cognato Matteo Di Mauro. L’infedeltà del Di Giacomo e della Corrado avrebbe potuto causare ripercussioni all’interno del clan e per questo motivo l’uomo aveva programmato l’omicidio della donna che non realizzò per essere stato arrestato prima. In un processo dov’era imputato, l’avvocato difensore del Di Giacomo ritenne fondamentale per la scarcerazione del suo cliente che la Corrado testimoniasse a suo favore. Infatti, la testimonianza della donna, nei piani del boss, era necessaria per essere scagionato dalle accuse nel processo in appello ma anche dalle ombre che gli affiliati gettavano sulla sua condotta “moralmente riprovevole”. Ma Famà, allora difensore di Matteo Di Mauro, aveva consigliato alla donna di astenersi dal fare qualunque dichiarazione, e la Corrado accettò il consiglio del legale. Questo suggerimento costò la vita all’avvocato Famà, infatti come si legge nella sentenza: “La mancata deposizione della Corrado, certamente conseguente all’intervento dell’avvocato Famà, era stata vista dal Di Giacomo come la causa diretta della irrealizzabilità del proprio scopo, ovvero la scarcerazione”.
La Corte di Assise del capoluogo etneo, con la sentenza n. 19/1999 confermata dalla sentenza della Corte d’Assise d’appello n.5/2001, condannò i responsabili all’ergastolo, individuando il movente dell’omicidio esclusivamente “nell’esercizio corretto dell’attività professionale”.
Rientrando ai giorni nostri, l’amministrazione Trantino, lì dove fu ucciso l’avvocato, ha inaugurato il Parco “Serafino Famà” e il nuovo parcheggio scambiatore con annessa stazione bus. Un’ampia area verde attrezzata per il fitness e l’attività fisico-motoria, a disposizione dei cittadini.

“Un vero colpo d’occhio che trasforma il contesto urbano“, dichiara l’assessore Parisi. “Si tratta di un’infrastruttura polifunzionale dove, oltre a lasciare l’auto per prendere bus o metro, si potrà passeggiare tra aree verdi con prati, cespugli, circa 150 alberi, due ulivi secolari e una modernissima area fitness all’aperto. Un progetto nato nel 2021, durante l’amministrazione Pogliese, finanziato con fondi della Regione Siciliana destinati ai parcheggi nelle città metropolitane dell’isola, quindi a costo zero per il Comune“.
Un nuovo volto a viale Raffaello Sanzio, un nuovo volto alla zona teatro del barbaro omicidio, un nuovo volto alla città dedicato ad un suo figlio illustre.