Vincenzo Vinciullo, ex presidente della commissione Bilancio all’Ars, rimasto fuori da Sala d’Ercole nonostante i settemila voti di preferenza ottenuti e una percentuale tra il 10 e l’11% nella provincia di Siracusa prova a togliere il tempo a chi dentro Alternativa popolare attende gli scenari finali e conclusivi, scissione compresa: “In alcuni Comuni alla regionali abbiamo preso anche il 27%, abbiamo retto nelle province di Siracusa e Agrigento, sbandando invece di brutto a Catania, Messina e Palermo. A distanza di un mese dal risultato però non si pensa a sedersi dietro un tavolo e discutere. Nessuno convoca la direzione regionale del partito per comprendere se ci sono ancora le ragioni per stare insieme”.
L’aspirante sindaco di Siracusa va oltre e non si limita a prendere atto: “Ci autoconvocheremo al più presto. Chi non convoca la direzione si sta assumendo la responsabilità gravissima di portare all’implosione il partito in Sicilia”.
Dore Misuraca e Giuseppe Castiglione, coordinatori regionali del partito di Alfano in Sicilia sembrano almeno al momento più disponibili a un ragionamento con il partito Democratico, ma la delicata fase di riorganizzazione dopo l’uscita di scena del ministro agrigentino, non lascia spazio a grandi pronostici, in attesa della direzione nazionale di lunedì prossimo.
“Non c’è dubbio che le nostre radici per lo più sono riconducibili al centrodestra. Credo che la maggior parte di questo gruppo vorrà tornare nel perimetro di questa coalizione, più congeniale alla nostra identità”– anticipa Vinciullo, ma per andare oggi nel centrodestra occorre anche la volontà di chi dovrà accogliere i reduci dell’esperienza centrista con il Pd.
Miccichè ha lasciato capire che non ci sono molti spazi aperti dentro Forza Italia.
In questa settimana ci sono stati due incontri romani nella sede dell’Udc alla presenza di Lorenzo Cesa, Paolo Cirino Pomicino, Saverio Romano, Clemente Mastella, Raffaele Fitto, Enrico Costa e Gaetano Quagliarello. Oggetto della discussione, tra le altre cose, una decina di seggi, forse anche qualcuno un più, che potrebbero essere in ballo tra Camera e Senato sull’uninominale. Il contenitore potrebbe essere un’unica lista di cattolici e liberali, ma la confluenza automatica nell’Udc sarebbe tutt’altro che scontata.
Nel listone dei centristi potrebbe esserci spazio anche per il gruppo di Stefano Parisi, Energie per l’Italia che avrebbe da scegliere tra l’ipotesi di far parte del gruppo, e quella di fare una propria lista. In questo caso, in avvicinamento oltre a Maurizio Lupi ci potrebbe essere anche Simona Vicari, recentemente più vicina alle posizioni di quest’ultimo.