In questi momenti assurdi che stiamo vivendo, non vi nascondo che malgrado mille accortezze nel migliorare il nostro modo di vivere in remoto, in casa (chi come me è stato costretto a farlo), le notti sono più brevi e accompagnate da un sonno agitato.
Mentre dormivo sentivo riecheggiare nelle mie orecchie queste parole: “bisogna saper convivere con la nostra paura”(cit.) e fu così che ho aperto gli occhi e mi sono reso conto che illuminato dal chiaro di luna che attraversava le scalette della persiana della mia finestra, nella poltrona posta lateralmente ai piedi del mio letto, stava seduto un uomo con la barba e un profilo autorevole che vedendo i miei occhi aperti, continuò a parlare dicendomi: “chi le ha detto che non avevamo paura? Chi le ha detto che non avevo paura? Solamente “bisogna saper convivere con la nostra paura”. Solo l’incosciente o un pazzo non prova paura e io non mi ritenevo tale. Quando ami il tuo lavoro, il mio lavoro e lo fai con onestà, credendoci, superi il confine delle debolezze degli uomini comuni imparando a dominarle. Quando si superano certi limiti, non puoi non avere paura ma è proprio allora che fai un patto con la tua mente e ti accordi con il pensiero che prima o poi può succedere e allora rinvii tutto all’istante in cui questo dovrà succedere. Mi creda inconsciamente lo aspetti e non nascondo che quando ritarda ti fai anche dei pensieri strani che ti portano a riflettere se la tua azione è stata veramente incisiva. Dura poco perché ti guardi intorno e percepisci la tua reale solitudine, il non potersi fidare di nessuno in questo mondo pieno di talpe e di spioni. Vedi gente che è nella tua squadra, ma non gioca nella tua squadra ed è qui che devi fare il salto di qualità nel pensiero e uno volta superata la grande delusione e lo sdegno ti devi chiedere: a che gioco stai giocando; quale è la partita; quali sono le squadre e soprattutto chi è l’arbitro. Poi quando diventi più bravo ti chiederai se parallelamente si stanno giocando altre partite a tua insaputa.
Ora può tornare a chiedermi se avevo paura. Le dirò di più ancora oggi ho delle paure, la più grande di queste è il pensare che mi si possa continuare a far vivere nei ricordi inventati di gente che non mi ha mai conosciuto o di diventare prodotto di merchandising ad uso e consumo di chi si deve rifare una verginità o di chi deve costruirsi un personaggio. Non ero un presenzialista, geloso custode di una vita privata, non mi troverei a mio aggio a presenziare ad una impossibile iniziativa per non dimenticare. Non mi mancava l’ironia o il senso della battuta, ma era solo un fatto caratteriale che mi fa pensare alla mia inadeguatezza in certe occasioni. Un’altra paura mi viene dal constatare che dopo una vita passata alla ricerca della verità, avendo scoperto che esiste un’altra verità, quella costruita ad arte dai bugiardi e dagli spergiuri, dagli invidiosi, con il passare del tempo e con l’oblio la gente finisca per credere a quest’ultima. Oggi vorrei suggerirle, a distanza di anni che non è necessario continuare a fare cose in “mio nome”, io ero soltanto un devoto servitore dello stato, basterebbe che molta “gente perbene” che si reputa con la coscienza a posto, uscisse fuori da quella “zona intermedia grigia” nella quale si giustificano tante di quelle azioni a sé stessi funzionali che finiscono per danneggiare il prossimo. Esiste il “bianco e il nero”, mi sembra di averlo dimostrato.
Penso spesso a come la raccolta delle frasi prese dalle mie poche interviste hanno riempito discorsi, contenuti, forse anche carriere altrui. Ecco oggi, la mia più grande paura sarebbe, non tanto l’idea che la mia vita sia stata spesso utilizzata da mani cattive per crearsi un paravento, ma il rammarico che malgrado gli anni che sono passati non siate riusciti a trovare il “vero coraggio per cambiare”, diffidando di “pifferai magici e ciarlatani”.
A quest’ultima affermazione, mi sono svegliato veramente di soprassalto e agitato, ho “acceso la luce” e davanti a me ho visto una poltrona purtroppo tristemente vuota ……
Un abbraccio Epruno