Il ‘capitale umano’, quello più genuino, su cui lavorare per costruire il futuro, lo portano i ragazzini. In particolare quelli che vivono nei quartieri che condensano i problemi di una intera città, le aree urbane che si è abituati a riconoscere attraverso la lente della cronaca, nera o giudiziaria. Scenari che rappresentano solo una parte emersa: sotto, c’è il magma del conflitto tra la legge dello stato e la legge, appunto, del rione: dove la possibilità di sognare contrasta con la necessità di diventare adulti troppo in fretta. È su questo spaccato che si concentra “La nostra strada”, il film documentario di Piero Li Donni, vincitore del premio per il miglior film al Soleluna Doc Film Festival. Primo palermitano a aggiudicarselo in 15 edizioni di questa manifestazione, svoltasi ancora una volta tra il giardino e la navata a cielo aperto della Chiesa dello Spasimo, che quest’anno ha offerto in sette serate, sia in presenza che online, 40 proiezioni, 25 film in concorso tra lungometraggi e corti, 16 première e altre importanti novità, come la sezione “Sicilia Doc”; e che, soprattutto, ha avuto proprio in “Giovani” e “Archivi” i filoni narrativi delle opere in concorso.
Un racconto, quello del film documentario di Li Donni, che – così ha motivato la giuria – “è insieme individuale e corale, per la semplicità della forma linguistica che sperimenta”.
“Ho voluto raccontare Palermo attraverso una delle sue aree difficili, la Zisa, fissando la telecamera sul percorso di crescita di tre ragazzini, Desireè, Daniel e Simone – spiega l’autore – L’ho fatto per ben 3 anni, seguendone tutti i cambiamenti significativi”. Operazione faticosa, per la quale Li Donni ha anche dovuto relazionarsi con il loro ambiente scolastico.
Insieme alla ricchezza umana dei giovani protagonisti, nel film-documentario di Li Donni emerge il ruolo della scuola nelle realtà meno agiate e il fenomeno dell’abbadono scolastico. Ma, soprattutto – aggiunge – ‘risalta un valore ancora più profondo: la forza delle relazioni umane e l’importanza di non essere mai soli, a prescindere dalle scelte che si compiono”.
Questo film, “prova a ridare dignità a tutte le persone che molto spesso non vengono valorizzate e non vengono considerate. E’ il racconto dell’umanità di una città che si arrangia”.
Il percorso formativo di Piero Li Donni passa dagli studi universitari in Storia contemporanea e da quelli alla Cineteca di Bologna. Dopo aver fatto scuola di bottega per tanti anni a Roma, è infine riapprodato nel capoluogo siciliano, dove adesso lavora alla scuola di cinema presso il Centro Sperimentale di Cinematografia.
Un siciliano di ritorno: “convintissimo, perché a Palermo è possibile produrre cinema, gira tanta energia creativa, ma è indispensabile fare filiera. E per questo occorrono gli investimenti, che finora sono mancati”. Messaggio inequivocabile.