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Come ci si difende dai pericoli?

giovedì 13 Aprile 2017

 

Con quest’articolo inauguriamo oggi il blog LiberiNobili tenuto da Laura Valenti, psicologa clinica, scrittrice e ghost writer

Meccanismi difensivi primitivi, fissati o maturi

L’identificazione dei meccanismi di difesa utilizzati da un individuo è un fattore cruciale per comprenderlo e per comprendersi meglio da cui consegue un miglioramento sostanziale della qualità della vita e delle relazioni. Noi tutti ci difendiamo da quelli che sentiamo come dolori intollerabili e, spesso, paghiamo, per questo, un prezzo molto caro sul piano del funzionamento globale. Assumere dei comportamenti difensivi è un modo per: 1) gestire un’esperienza emotiva tossica, angosciosa o destabilizzante; 2) evitare il crollo del “Thumos”, il sentimento di valore soggettivo (connesso al bisogno umano di riconoscimento).

Come scrive N. McWilliams, il ricorso preferenziale e automatico a una particolare difesa o serie di difese è il risultato di un’interazione complessa tra diversi fattori: genetici, ambientali, cognitivi. Chi attinge a un corredo difensivo primitivo è, come direbbe Freud, “fissato”. Chi utilizza difese evolute e mature riesce a operare delle significative trasformazioni dei pensieri, dei sentimenti, dei comportamenti, dell’energia. Per quanto, alcune difese vengano utilizzate –in maniera equilibrata ed elastica- anche da soggetti clinicamente “maturi”, generalizzando, le difese intrinsecamente “involute” sono: ritiro, diniego, controllo onnipotente, idealizzazione e svalutazione, identificazione proiettiva e introiettiva, scissione dell’Io.

Quelle “di ordine superiore” sono: rimozione, regressione, isolamento, intellettualizzazione, razionalizzazione, compartimentalizzazione, spostamento, formazione reattiva, identificazione, sublimazione.Quelle che lascerei a un “livello intermedio” e, quindi, la cui effettiva collocazione dipende da come, quanto e da chi viene utilizzato quel meccanismo difensivo, sono: ritiro, diniego, controllo, scissione, rimozione, isolamento, formazione reattiva, identificazione, sessualizzazione, acting out, capovolgimento, volgersi contro il sé, annullamento, moralizzazione. Non volendo tediarvi, spiegandoveli uno per uno, mi avvarrò di paronomasie goliardiche.

Chi di voi non conosce o non è, senza vilipesa, quello che io chiamo, prendendo spunto da rudimenti di Etologia, il tipo Fulmaro oceanico, dove “ful” sta per “sporco, sudicio”, ma anche per “fallo”, e “mar” per “rovinare, guastare, deturpare” e io aggiungo “inquinare”. Segni particolari? Fete a tal punto da lasciare un’immensa scia: perché non si fa la doccia giornaliera, perché indossa abiti sudati e/o mal lavati, perché è un fumaiolo ambulante. Il tratto narcisista di questi individui li porta a chiudersi al mondo e agli altri nel loro “narchè” (torpore), a fregarsene di dare fastidio o danneggiare, di impuzzare e contaminare l’aria (di tutti), pure quando fumano dal balcone infestando le case altrui, “perditempo” che accumulano ore e ore di pause illecite durante gli orari di lavoro, succubi dominati da un’ardente bisogno orale, con la pretesa o l’illusione di essere compensatorio. In città, una boccata d’aria o una passeggiata puramente “smoggata” diviene solo un’utopia o un caso fortuito.Difese utilizzate? Certamente primitive e involute.

Da studiosa del comportamento umano, ho individuato un altro singolare tipo, il Corriere Fiumano,parente stretto del Fulmaro, espressione che ho mutuato a Gabriele D’Annunzio e a quelli che hanno ideato il motto “Me ne frego” durante la prima guerra mondiale. Il segno contraddistintivo è che ti fa domande e quando stai per rispondere ti lascia in tronco o inizia un nuovo discorso o si gira a parlare con un altro. Anche questo individuo si difende, vuole rimanere in una dimensione di leggerezza e narcisismo patologico dove conta solo l’Ego e non l’Alter, a meno che non serva.

Interessanti anche: l’Idiota Tuttologo, che soffre di una grave distorsione cognitiva, detta di Dunning-Kruger, estremamente supponente, il cui livello di funzionamento varia da un estremo nevrotico a quello psicotico e il Docto Ignorante, il cui dubbio e la cui umiltà lo spingono verso la Conoscenza e la Scienza.

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