“Trent’anni fa la mafia uccideva Libero Grassi, un imprenditore che credeva nella dignità del lavoro e si è rifiutato di piegarsi al racket. Lasciato solo dalle associazioni di categoria, nel silenzio assordante di una Palermo prigioniera di Cosa nostra, decise di spiegare dalle pagine dei giornali, con poche e semplici parole, perchè pagare il pizzo non era giusto. Un gesto rivoluzionario in una città allora sottomessa. La sua morte ha segnato una svolta. Nella consapevolezza di commercianti, imprenditori e cittadini c’è un prima e un dopo Libero Grassi”.
Lo dice Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone e presidente della fondazione intitolata al magistrato, in occasione del 30esimo anniversario dell’uccisione di Libero Grassi.
“In molti hanno raccolto il suo testimone con coraggio. – aggiunge – Oggi, anche grazie al lavoro di tante associazioni antiracket, Palermo è cambiata. Resta molta strada da fare, ma Libero non è morto invano”.
LEGGI ANCHE
Mafia, 30 anni fa moriva Libero Grassi: cerimonia di commemorazione
Anniversario Libero Grassi, Musumeci: “Temerario della legalità e modello da seguire”