L’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (msna) in Sicilia è una vera e propria polveriera sociale pronta a esplodere da un momento all’altro. Da tre giorni, infatti, è scaduta la proroga che consente alle comunità alloggio, nate negli anni ’80 per accogliere i minori italiani, di prendersi cura anche dei loro coetanei che sbarcano sulle nostre coste per sfuggire alla fame e alle guerre nei loro Paesi. Se non si trova una soluzione al più presto più di 3mila msna potrebbero trovarsi letteralmente in mezzo ad una strada, mentre centinaia di operatori che da anni lavorano in questo settore potrebbero perdere il posto.
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In Sicilia sono 500 le strutture che ospitano circa 8mila msna sui 18mila presenti su tutto il territorio nazionale. Un numero notevole che mette a dura prova la Regione e gli enti locali siciliani su cui gravano buona parte dei costi. Per questo Palazzo d’Orleans nel 2016, con un decreto presidenziale, ha pensato di obbligare le strutture a optare per l’accoglienza in via esclusiva o di minori italiani o stranieri, abbassando nel secondo caso gli standard economici ed eliminando dalla pianta organica necessaria per garantire il servizio alcune figure professionali fondamentali. Addirittura a settembre scorso ha pubblicato un bando per selezionare tutor volontari.
Una scelta duramente contestata dalle cooperative sia sul piano umanitario, perchè violerebbe i principi del diritto internazionale, sia su quello economico, perchè rende l’accoglienza ai msna di fatto insostenibile. “Per noi – dice Emanuele Zammito, rappresentante del Coordinamento Regionale Operatori Assistenza Minori Sicilia (Croam) – è come se un padre dovesse scegliere tra un figlio e l’altro. Questo non possiamo accettarlo. E’ una procedura che danneggia il comparto e i diritti fondamentali dei minori. Questi servizi di cui noi ci occupiamo sono essenziali ed obbligatori”.
Alla Regione il Croam, spiega l’avvocato Giuseppe Marcellino, e le altre associazioni di categoria chiedono “il superamento del disposto del D.p.r.s. 513, cioè di non differenziare tra minori nativi e minori stranieri non accompagnati, chiedono di trattare i minori come tali, come soggetti che hanno diritti fondamentali riconosciuti anche a livello sovranazionale. Dall’altro lato, invocano un’altra cosa importante che è quella di poter mantenere il livello occupazionale”.