A ciascuno il suo spread. Adesso tocca alla “Buona scuola” perché, come spiega una ricerca di Solo Affitti e Nomisma, “la migrazione degli insegnanti muove il mercato degli affitti”. La legge 107 ha causato una piccola bolla immobiliare: di fatto sono schizzati in alto i costi delle case in affitto al centro e al Nord Italia. Mentre le tariffe registrano una virata in negativo al Sud. Lieve è la bolla, ma qualcuno la deve pur pagare. Indovinate chi? Esatto, sono proprio loro. I docenti esodati pagano di tasca loro, di nuovo, come sempre. E’ uno “spread” piccolo piccolo. Eppure era prevedibile che accadesse. Dal Sud si sono dovuti spostare in massa obbligatoriamente nelle aree del centro e del Nord. Oggi le statistiche dicono che quelle persone hanno subito un danno in più: tra gli effetti diretti del transfert c’è anche la crescita dei canoni di locazione.
Un perverso gioco del domino cristallizzato dai dati sul mercato delle locazioni in Italia realizzato dalla rete “Solo Affitti” in collaborazione con il centro Studi Nomisma (per chi non ricordasse l’autorevolezza di Nomisma, si tratta del centro che annovera Romano Prodi tra i suoi fondatori). Cosa dice questa ricerca? Il mercato immobiliare nel 2016 in Italia si è mosso a macchia di leopardo, con delle contrazioni dei valori delle case in affitto al Sud e sostanziosi aumenti dal centro in su. I picchi degli aumenti si registrano a Trieste (dove le case costano il 10.3 per cento in più dello scorso anno), Trento e Venezia, con il 6,3 e il 2,1 in più. Ma come si fa a stabilire che questa ennesima divisione tra ricchi e poveri dello Stivale è causata anche dalla migrazione della “Buona Scuola”. Il segreto è contenuto proprio in quella frase apodittica del report: “la migrazione degli insegnanti muove il mercato degli affitti”. Tradotto in parole più semplici: l’esodo dal Sud di decine di migliaia di insegnanti ha fatto lievitare il costo delle case in affitto proprio nelle regioni dove quei docenti sono stati trasferiti, spesse volte in ragione dell’ormai famigerato “algoritmo” nascosto, trappola infernale che ha mietuto parecchie vittime. In tutti i sensi.
L’Italia è divisa in due anche nel costo dell’affitto di casa. Dall’agenzia che ha realizzato la ricerca spiegano cosa succede: “i dati sono il frutto del lavoro della nostra rete presente sul territorio – spiega il responsabile stampa di Solo Affitti, Isabella Tulipano – e sappiamo con certezza che tra i potenziali cercatori di casa sono stati registrati in numero consistente dei docenti di scuola”. Il dato numerico spiega ancor di più cosa accade “sul campo”: la quota di persone in cerca una casa per motivi di lavoro è cresciuta del 27 per cento nell’ultimo anno. Molti di questi “cercatori” non sono in grado di sostenere in autonomia il costo per l’affitto di un’abitazione e cresce così, sempre nelle aree target dove sono stati “distribuiti” i docenti della “Legge 107” , il fenomeno delle condivisioni, ora particolarmente diffuso a Venezia (30%), Bologna (22,3%), Cagliari (25%), Milano (20,8%) e Trento (20%).
Le città dove è più diffuso il fenomeno di chi va in affitto per motivi di lavoro sono Trieste e Perugia, con una quota del 40% ciascuno, seguite da Cagliari e Catanzaro (35%), Milano (33,3%) e con una quota del 30% ciascuna Bari, Bologna e Genova. In realtà, la situazione non è del tutto omogenea. Ci sono storie di segno opposto. Chi è stato assegnato in piccole località di provincia ha avuto la “fortuna” di trovarsi di fronte a situazioni di ristagno economico. Un fattore che ha calmierato le tariffe. Nessuna pietà, invece, per chi è stato destinato a centri medi e grandi, dove la dura legge del mercato, come spiega il report sul mercato delle case in affitto, ha fatto schizzare alle stelle il costo delle case.